IL CAMPIONE
Apnea, un modo per affrontare le difficoltà
Il respiro e l’apnea come metafora della vita. La chiave di lettura la dà qualcuno che se ne intende: Mike Marić, campione di apnea con diversi record, tra cui uno mondiale nel 2004, oggi medico e coach di tanti atleti medagliati olimpici, punto di riferimento per alcuni dei più noti e forti atleti italiani di diverse discipline, tra cui Federica Pellegrini, Igor Cassina e Filippo Magnini.
I SUOI LIBRI
E la dà attraverso un libro, “Se respiro, posso. La mia storia e le mie tecniche per avere più controllo sul corpo e sulla vita” (Roi edizioni) dove filo conduttore è proprio il respiro, attività che condiziona così tanto le nostre vite, ma che svolgiamo perlopiù in maniera inconsapevole. Respiro che era già presente in libri precedenti di Maric, “ La scienza del respiro” e “Il potere antistress del respiro, ma che in questo assume un significato particolare. Del resto, non stupisce che chi ha fatto dell’apnea la sua vita pensi al respiro come un elemento cruciale di performance, prestando attenzione, negli anni, allo studio della respirazione e della sua applicazione nella quotidianità. Ma la particolarità è quando questo respirare o non respirare assume un significato che va al di là del gesto “meccanico”.
«PARTENDO DALLE COSE SEMPLICI»
«Nelle mie precedenti pubblicazioni credo di aver focalizzato il ruolo della respirazione - spiega Maric -: con questo nuovo libro la mia chiave di lettura vuole essere proprio “se respiro, posso”, il fatto che spesso noi ci limitiamo nella nostra vita, nelle nostre ambizioni, nel realizzare i nostri sogni, piccoli o grandi che siano, quando in realtà, partendo da cose più semplici come il respiro e costruendo una vita di significato, possono realizzarsi in ogni aspetto della vita, sportiva, lavorativa, affettiva, culinaria».
I FANTASTICI SEI
E se i Fantastici eroi della Marvel erano quattro, i modi attraverso cui si possono superare le difficoltà sono chiamati da Marić «i Fantastici 6, che per me rappresentano un po’ gli elementi fondanti della vita, quelli che reputo i pilastri, quei baluardi che, se ben costruiti, proprio nel momento delle difficoltà ti permettono di superarle: lavorare sulla gestione della tua testa, che è fondamentale, sulla gestione delle tue emozioni, su una corretta nutrizione, nutraceutica, saper riposare e lavorare anche sul respiro». Dando, in questo caso, anche «una chiave di lettura più medica di questi sei elementi che ho riscontrato essere presidi dei grandi atleti che seguo e che permettono un po’ a tutti di essere atleti della propria vita e realizzarsi come campioni della propria vita, perché il vero campione non è chi vince le Olimpiadi, ma chi si realizza nella propria vita attraverso piccole e grandi imprese».
L’ESSERE CAMPIONI
Ed essere campioni della propria vita significa anche affrontare le proprie paure mostrando anche le proprie fragilità. Ed è stato un lutto, che ha segnato anche la brusca interruzione di una carriera brillante, ha mostrare a Mike Maric il vero potere del respiro: la morte di Filippo, suo amico e compagno di tuffi, proprio in un incidente in mare. Anche di questo parla nel libro in cui apnea e respiro diventano metafora dell’esistenza e dove si racconta, condivide le sue esperienze personali, scrive la sua storia fra aneddoti, ricordi e consigli pratici.
IL MOMENTO DI SVOLTA
«Il fatto che un libro così arrivi in questo momento - confida - si lega al fatto che ho vissuto un momento mio di svolta, di evoluzione: sicuramente la malattia di mio padre mi ha fatto riflettere sul mio ruolo di vita e sento il bisogno di non è essere più riconosciuto come lo “scienziato” del respiro, ma di una mia crescita interiore e mi racconto in questo passaggio, cercando di rivelare le difficoltà che ho avito io nella vita, i momenti più difficili che mi hanno toccato da bambino, anche le paure, che poi ho visto anche nei grandi atleti che prima seguivo in televisione e di cui poi ho avuto il piacere e l’onore di essere al fianco. Anche in loro c’è la paura, la difficoltà, anche loro “piangono”. Questa analisi introspettiva vuole essere la condivisione del vissuto a fianco di grandi campioni ricordando a me stesso che non c’è nessuno da invidiare, non ci sono persone fortunate, ma persone che costruiscono la propria fortuna lavorando con se stesse».
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