DINOSAURI
Il piccolo Ciro potrebbe avere dei fratelli
Il baby dinosauro Ciro potrebbe avere dei fratelli e forse nel luogo in cui è stato scoperto potrebbero esserci dei resti di pesci, quelli di cui si nutriva e che erano stati scoperti nel suo stomaco nel 2011. Ne sono convinti i ricercatori che da anni stanno studiando il sito di Pietraroja (Benevento) e che hanno in programma di chiedere alla Soprintendenza il permesso per riprendere gli scavi. Proseguire le ricerche e valorizzare il sito sono fra gli obiettivi del Comitato di gestione dell’Ente Geopaleontologico, ha detto uno dei paleontologi che hanno studiato di più Ciro, Cristiano Dal Sasso, del Museo Civico di Storia Naturale di Milano.
Noto da almeno 200 anni, il sito è uno dei giacimenti di fossili del Cretaceo fra i più ricchi a livello mondiale e i ricercatori sono sicuri che contenga dell’altro perché gli scavi non sono stati completati e quelli condotti finora hanno riguardato «solo una parte degli strati del pendio della montagna, costituita da rocce che contengono fossili».
Fra i tesori da scoprire, non si escludono altri fossili di dinosauro: «trovarli è un’eventualità remota ma non impossibile - ha rilevato Dal Sasso - perché Ciro non era certamente solo nell’area, doveva avere dei genitori e dei fratelli nati dalla stessa covata». I paleontologi si aspettano di trovare anche resti di pesci e crostacei perché 110 milioni di anni fa il sito era una laguna e perché resti di organismi marini sono già stati scoperti nell’area. Tra gli animali che vivevano sulla terraferma, oltre a Ciro, nel sito sono stati scoperti resti di lucertole e di un coccodrillo nano, trasportati nella laguna da tempeste o da una corrente di piena, come era accaduto al cucciolo di dinosauro, morto circa dieci giorni dopo la nascita.
Ciro, il cui nome scientifico è Scipionix Samniticus, è stato trovato nel 1980 ed è stato il primo dinosauro con gli organi interni ben conservati mai scoperto. Anche i fossili di pesci trovati nel sito si distinguono per lo stato di conservazione straordinaria. Questo perché, ha osservato Dal Sasso, la laguna aveva «acque calme e un’insolazione molto forte, che facevano formare velocemente i cristalli di calcite che segnano l’inizio del processo di fossilizzazione, senza dare il tempo agli organismi di decomporsi».
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