LA RICERCA
Blu Zone: l’elisir della longevità
Lo studio svolto in parti del mondo in cui vivono più centenari. Nove chiavi per un’esistenza lunga e sana
Esiste un territorio simbolico sul planisfero che raggruppa cinque angoli del pianeta, molto distanti tra loro, con culture e tradizioni differenti ma accomunate da abitudini simili, in cui è custodito il segreto della longevità.
La provincia di Nuoro in Sardegna, l’isola di Ikaria in Grecia e quella di Okinawa in Giappone, la penisola di Nicoyan in Costa Rica e la città di Loma Linda in California sono definite le Zone Blu, aree demografiche o geografiche in cui esiste la più alta concentrazione di centenari e ultra centenari al mondo.
Proprio la Sardegna ed in particolare le zone montuose dell’Ogliastra e della Barbagia sono il punto di partenza che ha condotto gli studiosi, Gianni Pes e Michel Poulein, entrambi impegnati nel settore della ricerca sul tema dell’invecchiamento umano, ad elaborare il concetto di Blu Zone. Ogni volta che i due studiosi identificavano altre aree con caratteristiche simili a quelle del territorio sardo, cerchiavano la carta geografica con un pennarello blu, da qui dunque il termine che definisce i luoghi ad alto tasso di longevità.
Se, come dimostrato da numerose ricerche scientifiche, la genetica incide per il 25% sulla durata dell’esistenza di un individuo, lo stile di vita può fare il resto. Ed è proprio sulle abitudini delle popolazioni di ultracentenari che si sono concentrate le attenzioni di Pes e Poulein e, in seguito, di Dan Buettern, un esploratore del National Geographic che stava compiendo i medesimi studi sull’isola di Okinawa.
Le chiavi che aprono la porta di un’esistenza lunga, sana e felice sarebbero nove: comportamenti comuni agli abitanti che risiedono nelle Zone Blu del pianeta. Nutrirsi con moderazione e consumare l’ultimo pasto della giornata, che deve essere il più piccolo, nel tardo pomeriggio. Adottare una dieta per lo più vegetariana e ricca di legumi: solo il 5% del fabbisogno calorico quotidiano dovrebbe essere di derivazione animale. Bere moderatamente vino, preferibilmente rosso ed evitare di fumare. Muoversi in modo naturale: i centenari presi in esame svolgono blanda attività fisica, spesso correlata con l’attività lavorativa all’aperto e vivono in ambienti che li spingono a muoversi costantemente. Tenere a bada lo stress e mantenere un approccio rilassato nei confronti del lavoro. Dare un senso alla propria vita: a Okinawa lo chiamano Ikigai e gli abitanti di Nicoyan Plan de vida. In entrambi i casi la traduzione è “perché mi sveglio alla mattina”. Essere consapevoli di avere una missione da svolgere aumenterebbe di sette anni l’aspettativa di vita. Avere fede: indipendentemente dalla confessione religiosa di appartenenza, essere credenti e praticanti allungherebbe la vita di quattro o più anni. Vivere in comunità che favoriscono comportamenti sani: le persone più longeve al mondo sono nate o hanno scelto di vivere in ambienti in cui le relazioni sociali sono costruttive e benevole. Ad esempio, gli abitanti di Okinawa creano i “moais”, gruppi di cinque amici che si frequentano e si impegnano gli uni con gli altri per tutta la vita. Infine, avere relazioni affettive profonde: i centenari della Blu Zone mettono al centro della propria esistenza la famiglia, il nucleo centrale in cui vivono insieme adulti, bambini e anziani.
Per vivere bene fino a cent’anni dunque, come sostiene Buettern “bisogna aver vinto alla lotteria genetica ma anche chi non ha geni fuori dall’ordinario può vivere fino a novant’anni relativamente in forma se si segue lo stile di vita delle Zone Blu”. Non è mai troppo tardi per iniziare. Alcuni studi dimostrano che anche se si cominciano ad adottare comportamenti e abitudini migliori a partire dalla mezza età, questo può essere sufficiente ad aumentare di almeno dieci anni la durata della propria esistenza.
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