ASSISTENZA
Caregiver in famiglia: un esercito invisibile di volontari
7 milioni i non professionali che assistono in casa un parente malato o non autosufficiente. L’iniziativa per riconoscere e tutelare il ruolo svolto
Da un'indagine condotta su tutto il territorio nazionale per conto di Takeda Italia risultano essere circa 7 milioni i caregiver non professionali che assistono in casa un loro familiare malato o non autosufficiente. L'iniziativa si è valsa dell'appoggio di 30 Associazioni di pazienti con malattie croniche, oncologiche e rare, firmatarie alla fine di un Position Paper in cui si chiede di riconoscere e tutelare il ruolo svolto da questi volontari.
Ci troviamo di fronte a un esercito invisibile di persone che assistono un familiare, senza avere alle spalle una formazione specifica. In oltre la metà dei casi (55%), questi caregiver sono impegnati non meno di 6 ore al giorno e oltre al supporto affettivo devono anche gestire le terapie, le visite mediche, le pratiche di invalidità e di accompagnamento.
L'indagine presentata a Roma nel corso di un evento istituzionale, su iniziativa della senatrice Elena Murelli, è ora in attesa di una legge che riconosca alcuni diritti dei caregiver familiari, con un decreto firmato dal ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Elvira Calderone e dal ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli.
«L'Associazione Italiana Pazienti con Sindrome Mielodisplastica (AIPaSIM) - fa presente il presidente Giuseppe Cafiero - è impegnata da sempre in questo riconoscimento del caregiver di famiglia, figura fondamentale nell'assistenza domiciliare a tanti nostri iscritti».
L’indagine ha fatto emergere anche gli aspetti negativi nell'impegno di questi caregiver volontari, quali la gestione del tempo riservato all’assistito e sottratto al partner e ai figli, al lavoro, a sé stessi; il forte dispendio di energie fisiche e mentali; la mancanza di competenze specifiche nel dare supporto al proprio caro. Sul fronte delle richieste il 78% degli intervistati avverte la necessità di servizi socio-assistenziali a domicilio (34%) e la consegna dei farmaci a casa (34%). Infine, il 46% sente il bisogno di un supporto psicologico per l’alto carico emotivo che l’attività di caregiving comporta, con fasi alterne di scoraggiamento e sfiducia.
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