IL RACCONTO
Ascanio Celestini in scena con la storia di Radio Clandestina
Sul palco del Teatro della Cooperativa: «La memoria è un fatto personale e va utilizzata bene»
È una Radio Clandestina quella che «racconta soprattutto dei due giorni del 23 e 24 marzo 1944. Il 23 marzo alle quattro del pomeriggio i partigiani fanno esplodere un ordigno in via Rasella, una strada nel centro di Roma, e muoiono trentadue tedeschi subito e uno all’ospedale. Come rappresaglia, 335 persone vengono uccise il 24 marzo alle Fosse Ardeatine».
Lo spettacolo con cui Ascanio Celestini ha debuttato ventiquattro anni fa torna il 4 maggio al Teatro della Cooperativa di Milano. «Ma per raccontare queste ore - prosegue l’attore - cerco di raccontare il contesto sia storico sia urbanistico, anche il luogo in cui questa azione viene fatta. E quindi racconto una storia che inizia alla fine dell’Ottocento, quando Roma diventa capitale, fino al 1944. Questa è la storia di Radio Clandestina, che ancora adesso è molto conosciuta, e spesso molto rivista anche in maniera piuttosto revisionistica. Se nel 2000 quando raccontavo questa storia c’era una conoscenza degli avvenimenti della seconda guerra mondiale parziale, adesso, in questi vent’anni, in qualche maniera c’è stato un uso pubblico della Storia e della memoria ai fini spesso anche elettorali. Se prima la memoria era soprattutto una memoria privata, ognuno aveva la sua, in questi anni invece si è parlato molto di più di memoria nazionale, memoria condivisa, e la memoria è stata anche utilizzata ai fini della propaganda elettorale, strumentalizzandola fortemente».
Lo spettacolo si struttura partendo dal testo L’Ordine è già stato eseguito di Alessandro Portelli, vincitore del Premio Viareggio, che si fonda su circa duecento interviste a testimoniare che quella storia del marzo del 1944 non è di quei giorni, ma qualcosa di vivo e ancora riconducibile alle memoria di una intera città.
«La memoria - prosegue Celestini - è una questione personale: nel momento in cui viene utilizzata al posto della Storia si crea un danno, perché è chiaro che se raccontiamo la memoria di un uomo che potrebbe essere anche stato un bravo fascista che ha aiutato gli ebrei, questo non giustifica il fascismo, la dittatura. La memoria è un fatto personale ma in questi anni è stata utilizzata per smontare anche alcune responsabilità. Con la scusa della memoria abbiamo messo toppe su qualcosa che non vogliamo ricordare, per questo dico che è stata strumentalizzata».
Lo spettacolo è in linea con il tema della Memoria Storica che rappresenta alcune proposte che il Teatro della Cooperativa inserisce come eventi speciali nella sua programmazione.
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