A SCUOLA DI CIBO
Come nascono le preferenze alimentari degli animali?
Dieta mediterranea, il parere del nutrizionista, l’educazione alimentare... Sempre più, in particolare negli ultimi anni, riponiamo la nostra attenzione sulle modalità di alimentazione. Imparare a mangiare in modo corretto è anche considerato un tassello molto importante della crescita dei bambini, per i quali occorrerebbe favorire la percezione di un rapporto sano e consapevole con il cibo. E a mangiare bene si impara, prima di tutto, a casa con mamma e papà. Non ci stupirà sapere che anche nel mondo animale, in particolare tra i mammiferi, le cose non vanno in modo molto diverso, seppur con le debite eccezioni.
La scelta della dieta nei mammiferi è un processo assai complesso, frutto della mediazione di molteplici fattori. In parte entra in gioco l’eredità genetica, l’apprendimento sociale in alcune specie assume un’importanza determinante, e non è nemmeno da sottovalutare l’influenza dell’interazione tra eredità e apprendimento. L’apprendimento sociale è quella particolare forma di acquisizione culturale che coinvolge gli animali che imparano osservando e interagendo con altri conspecifici, in particolare con i genitori. Il rapporto madre-figlio è stato ampiamente studiato in molte specie di mammiferi, ed è stato dimostrato come le madri abbiano una influenza diretta sugli stili alimentari dei propri cuccioli.
Ovviamente vi è anche una maggior forma di indipendenza che entra in gioco nelle scelte alimentari degli animali che viene definito apprendimento asociale, ossia le scelte che vengono adottate dagli animali in base alle proprie esperienze, il classico approccio per tentativi ed errori che anche noi umani spesso sperimentiamo, non solo in età giovanile. Ad esempio, i giovani di talas tuco-tuco (Ctenomys talarum), una specie di roditore solitario endemico dell’Argentina, seleziona la propria dieta durante lo svezzamento in base alle influenze della madre, che vengono però rapidamente dimenticate appena dopo la fase di dispersione, che rende autonomi i giovani roditori. Anche le specie che mantengono un più marcato ricordo degli insegnamenti materni però variano le proprie preferenze alimentari nel momento in cui sperimentato cibi alternativi, in particolare quelli di alta qualità organolettica e nutritiva.
Di fatto, come è giusto che sia, anche in termini di vantaggi adattativi, gli animali possono cambiare la loro alimentazione man mano che acquisiscono una positiva esperienza di foraggiamento indipendente. Negli orsi (8 diverse specie al mondo), i cuccioli generalmente trascorrono i primi 1-2 anni di vita con le loro madri, e solo dopo l’interruzione di questo periodo di convivenza si nutrono in modo indipendente. Nel caso degli orsi bruni (Ursus arctos, la specie che è presente anche in Italia), siamo di fronte a mammiferi opportunisti, la cui dieta è generalmente associata alle condizioni ambientali, ossia alla disponibilità di cibo. Non a caso, in particolare in ambiente alpino, in tarda primavera gli orsi cercano attivamente carcasse di animali allo sbocco delle impervie valli che, durante l’inverno, sono state caratterizzate da valanghe e slavine che hanno mietuto vittime tra la fauna. Inoltre, è noto che in questa specie il sesso e l’età possono influenzare la dieta che risponde ai differenti fabbisogni energetici basati principalmente sulle dimensioni corporee e sui costi riproduttivi.
Negli orsi bruni si è scoperto che le femmine tendono a mantenere una dieta molto simile anche in età adulta, ossia molto tempo dopo (6-8 anni) aver acquisito l’indipendenza dalla madre, mentre le diete dei maschi cambiano significativamente dopo la maturità. Queste variazioni legate al sesso nel mantenimento della dieta potrebbero risentire dell’influenza delle esperienze individuali di foraggiamento. I maschi infatti hanno dei territori decisamente più ampi di quelle delle femmine e potrebbero aver usufruito del vantaggio di acquisire nuove e migliorative esperienze di alimentazione in nuovi habitat, il che porta a cambiamenti nelle loro preferenze alimentari, rispetto a quelle delle femmine, che rimangono molto più legate, disperdendosi poco, ai territori di nascita. Quando si dice che a volte sia importante abbandonare la propria comfort zone a vantaggio di nuove esperienze e alla ricerca di una migliore qualità della vita, forse non si hanno tutti i torti... per lo meno sotto il profilo alimentare.
© Riproduzione Riservata