STILE DI VITA
Gentleman non si nasce, ma lo si diventa
I consigli di Fabio Attanasio, imprenditore e influencer che spiega il “know-how” dell’eleganza maschile
Sarà anche una questione considerata antica, di altri tempi. Forse un po’ da snob, ma l’eleganza e la bellezza non tramontano mai. Anche quando si parla di uomini. Perché la ricerca di dettagli raffinati, abiti su misura ma soprattutto lo stile, fanno sempre la differenza. Ed è qui che entra in gioco Fabio Attanasio che pensava da avvocato, dopo una laurea all’Università Bocconi di Milano.
Ma le passioni per i più intraprendenti, diventano occupazione. E grazie all’uso dei social, da uomo che dispensava consigli e fascino è diventato imprenditore e Influencer, sui social è The Bespoke Dudes con 609mila follower su Instagram. I consigli? In inglese, naturalmente, per raggiungere tutto il mondo.
Napoletano, classe 1987, Fabio Attanasio inizia la sua avventura nel 2012 quando lancia il suo blog sul “know-how” dell’eleganza maschile. Quella eleganza che è uno stile di vita, la racconta a Oltre in una lunga intervista: si potrebbe parlare per ore, giorni interi senza annoiarsi mai. Del resto quando si parla di eleganza si cita madame Coco Chanel con i suoi aforismi senza tempo, adatti a tutti i gusti e tutte le stagioni «La moda passa, lo stile resta» e «L’eleganza non consiste nell’indossare un vestito nuovo», anche senza parlarne Attanasio parte proprio da questi concetti.
«L’eleganza a 360 gradi non è solo l’abbigliamento. È una attitudine. L’abbigliamento è ciò che noi vediamo, l’atto ultimo. Certo saremo notati più facilmente se siamo vestiti bene e quando c’è qualcosa fuori posto e inelegante percepiamo la stonatura, credo che sia anche un modo di pensare e percepire il mondo». Una armonia anche nei gesti, ma che in sintesi come si traduce? «L’eleganza è un abbigliamento adeguato al contesto in cui ci troviamo. Dipende dunque anche dall’orario, da cosa dobbiamo fare».
Quindi andare a Sanremo indossando la gonna come ha fatto Mahmood, ha senso? «Premesso che non guardo Sanremo e non avevo visto questo look, gli artisti indossano vestiti anche per mandare messaggi, rompono gli schemi. Detto questo, c’è chi indossa il Kilt: se ti piace e piace e appartiene alla tua cultura, perché no?».
E la borsa per gli uomini? Pare essere tornata di moda. «Io non la uso. Se ho dei documenti uso un portfolio». Stiamo per chiudere la stagione invernale e uno dei capi usati sono lupetti e dolcevita. «Premessa, io preferisco i dolcevita. A fare la differenza per questo capo è la fattura. Ovviamente in cachemire - un 5 fili Loro Piana - è un capo intramontabile. Apprezzo in montagna anche quelli grossi. Mentre in città più leggeri si possono usare anche sotto la giacca. Così con un capo diamo l’alternativa a camicia e cravatta, restando sempre in ordine ed eleganti».
Guardando all’estate, non può mancare la camicia di lino. Che molti ricorderanno come capo citato da Alain Elkan nel suo pezzo di costume, una intemerata contro l’ineleganza e maleducazione dei giovani “Lanzichenecchi” su un treno verso sud. Insomma la camicia dei radical chic? «La camicia di lino è un must have e io la apprezzo parecchio. Ma anche in questo caso bisogna prestare attenzione».
Si entra nel dettaglio: prima di tutto deve essere ben stirato. L’abito di lino si usa solo se si va a un matrimonio sulla spiaggia. «Bisogna prestare attenzione al tipo di lino: quello italiano è morbido per le occasioni informali mentre quello irlandese è più rigido e tiene meglio la piega, il filo è più pesante. La camicia va bene per abbigliamento casual, deve avere colletto decostruito e senza cravatta, che farebbe ridere». Sul colore? «Libera scelta, bianchi e azzurri sempre bene, ma ci sono anche dei bei colori, dal verdone al lilla».
Cosa davvero non può mancare parlando di abiti su misura? «Due completi: uno blu e uno grigio. Perché come diceva mio nonno, poi ne avrai tre: anche lo spezzato. Quando mi feci il mio primo considerai banale il blu. E feci un errore. Ma c’è sempre tempo per ravvedersi».
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