MONTAGNA
Il Drago di Vaia rinasce come una fenice
L’opera distrutta da un rogo doloso è stata ricostruita
Alla stupidità umana non c’è mai fine e le cronache lo dimostrano ogni santo giorno: senza arrivare a tirare in ballo guerre e attentati, basta sfogliare le pagine locali dei giornali. Dal gattino scagliato giù da un ponte a Lanusei, fino ai vandalismi lungo la Via Francigena, giusto per fare qualche esempio recente. Ma ci sono storie che, in fin dei conti, fanno capire che non è tutto da buttare e che, a fronte di idioti in libera uscita, ci sono anche tante persone con sale in zucca pronte a rimboccarsi le maniche. Un esempio in questo senso arriva dal Trentino, dove il maestoso “Drago di Vaia” - opera dell’artista vicentino Marco Martalar - è tornato a vivere sui monti di Lavarone, dopo essere stato distrutto da un incendio doloso. L’opera originale, realizzata con il legno recuperato dalla tremenda tempesta Vaia del 2018, era finita in cenere il 21 agosto dell’anno scorso, dopo essere diventato una vera attrazione turistica: in poco più di un anno e mezzo aveva richiamato circa mezzo milione di visitatori.
Il rogo, appiccato da mano tuttora ignota, aveva scosso l’intera comunità, con manifestazioni di solidarietà e raccolte di fondi. Insomma, in tanti si erano già affezionati a quel drago di legno, divenuto in poco tempo simbolo della voglia di rinascita e della tenacia della gente di montagna dopo la tempesta. E ora che l’opera è stata ricostruita dopo la distruzione, il significato è doppio: più che a un drago, il pensiero va a una sorta di fenice, in grado di rinascere dalle proprie ceneri.
Il nuovo esemplare, proprio come il suo predecessore, è stato collocato nei boschi degli Altipiani Cimbri, tra Folgaria, Lavarone, Luserna e Vigolana, e rientra in un progetto più ampio che punta a valorizzare il territorio, in un connubio fra arte e natura. Realizzato con sei tonnellate di legno carbonizzato, 16 metri di lunghezza e 7 di altezza, è la scultura di drago in legno più grande al mondo. Ora la speranza è che il Drago di Vaia possa starsene tranquillo sul cucuzzolo a vigilare sulla valle, senza che qualche genio decida di andare a infastidirlo di nuovo. Perché, come disse qualcuno, errare è umano ma perseverare è diabolico. E alla fine è bello pensare che chi ha sbagliato, in questo caso come in tanti altri, possa avere la possibilità di pentirsi, risarcire il danno provocato e diventare una persona migliore.
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