IL CASO
Il pappagallo «Vip» finisce in tribunale
È finito in tribunale il caso di Antoneddu, esemplare di pappagallo Ara gialloblù usato dal cantante Francesco Gabbani nel suo video-clip della canzone «Pachidermi e Pappagalli». E diventato una star del web con oltre 11 milioni di visualizzazioni. Un video galeotto che ha messo nei pasticci il suo proprietario, Massimiliano Demontis, della fattoria didattica «Barbagia Struzzi», la stessa a cui si rivolse anche il rapper Sfera Ebbasta per utilizzare, sempre in un video-clip, una scimmietta dell’azienda alle porte di Nuoro.
Demontis, come raccontano i quotidiani sardi, è comparso in tribunale per una delle prime udienze del processo che lo vedo imputato di violazione della legge sulla commercializzazione e detenzione delle specie animali: dai controlli, infatti, risulta mancante la documentazione necessaria per possedere il pappagallo Ara, specie inserita nel regolamento Cites. Nei guai il proprietario (rischia una multa da 20mila a 200mila euro e l’arresto sino a un anno) ma anche per Antoneddu sono scattate limitazioni: non è più libero ma sottoposto a sequestro e lasciato a Demontis in quanto custode giudiziario. Tutto nasce dalla denuncia presentata nel 2017 da una commerciante nuorese, che tre anni prima aveva perso il suo pappagallo Ara: volato via dalla finestra. Poi arriva il video-clip di Gabbiani, e lei si dice convinta che quel pappagallo sia il suo. Partono le indagini della Forestale e la «pista» conduce a Demontis. Da qui una serie di verifiche incrociate che però non chiariscono ancora di chi sia Antoneddu. Il proprietario della fattoria non ha dubbi: «È mio, ce l’ho da 18 anni, è cresciuto con le mie figlie». In effetti, l’età indicata dalla rivale per il suo animale scomparso è inferiore: 13 anni. Impossibile avere risposte dal microcip che la donna dice di aver messo al suo Ara: serve l’autorizzazione del magistrato, spiega all’epoca un veterinario, per procedere con radiografia o intervenire chirurgicamente, operazione che potrebbe costargli la vita. Insomma, il mistero rimane. Intanto, però, viene scoperta l’irregolarità nella documentazione. E Demontis finisce sul banco degli imputati. La prossima udienza a maggio.
© Riproduzione Riservata