ARTE GIAPPONESE
Kodo: “la via dell’incenso”
Una pratica non semplice, dalle gestualità lente e precise
Calma, serenità e bellezza da respirare e inalare. Per ritrovare calma e serenità, attraverso gesti antichi che passano dalla respirazione per ripercorrere e attraversare quella che è definita la via dell’incenso, ovvero il Kodo.
Nella cultura del Sol Levante è un’arte: la cerimonia dell’incenso è uno dei pilastri delle pratiche giapponesi, insieme alla cerimonia del tè (Chado) e l’arte di disposizione dei fiori recisi (Ikebana). Il rito dell’incenso ha radici profonde nella storia, nella filosofia e nelle tradizioni del Giappone. Non si pensi di associare la pratica all’accensione di bastoncini profumati al fine di diffondere il profumo nella stanza.
Si tratta di una vera e propria cerimonia, il Kodo si svolge in un’apposita sala, chiamata “Kodogu”, che è progettata per creare un’atmosfera intima e tranquilla. La sala è caratterizzata da una semplicità elegante, con arredi tradizionali in legno e tatami. Durante la cerimonia, un conduttore esperto, chiamato “kodoka”, prepara l’incenso utilizzando una serie di gesti rituali. Nelle ciotole viene posta la cenere di riso, senza pressarla. Poi viene fatto un buchetto al centro, qui si inserisce un carbone ardente di bambù che immediatamente si ricopre con la cenere di riso contenuta nella tazza. A questo punto la cenere bianca si appiattisce secondo il rituale, facendo in modo che l’aria arrivi al carbone senza farlo spegnere, e sulla sua superficie vengono disegnate delle linee a formare una figura tradizionale. In seguito, sopra il carbone, verrà appoggiata una piccola foglia d’argento su cui, infine, verrà posto l’incenso che non brucerà e non emetterà fumo, ma emanerà solamente la sua fragranza. A questo punto il kodoka utilizza un ventaglio di carta chiamato “sensu” per diffondere delicatamente il profumo dell’incenso nell’aria.
Una pratica non proprio semplice dalle gestualità lente e precise: le tradizioni del Kodo sono tramandate da generazioni e conservano i rituali dell’antichità. I partecipanti alla cerimonia devono seguire un codice di comportamento rigoroso, come l’abbigliamento formale e il rispetto per il conduttore e gli altri partecipanti. La pazienza, la concentrazione e l’umiltà sono valori fondamentali durante la pratica del Kodo. C’è anche l’aspetto della condivisione: è una pratica collettiva, partecipano dalle 6 alle 14 persone, si siedono in posizione seiza - ovvero la posizione di seduta tradizionale giapponese con le ginocchia per terra e i glutei che poggiano sui talloni - formando un quadrato. Per i più raffinati ed esperti nasi da incenso giapponesi, la pratica è legata anche all’indovinare la fragranza che è stata preparata.
Gli odori sono legati anche alle “fragranze” di incenso. Vista da noi occidentali, la cerimonia del Kodo ha una ritualità che sembra quasi una preghiera, una preghiera zen, laica. Ma soprattutto ha un potere benefico: respirandolo si potranno ritrovare armonia e consapevolezza attraverso i sensi. Ha un elevato valore filosofico, spirituale ed è legato a una sorta di meditazione. Ha una genesi antica, legata alla Cina dove l’uso dell’incenso era comune durante le cerimonie buddiste.
Nel corso dei secoli, l’arte si sviluppò ulteriormente in Giappone, influenzata dalle credenze religiose, dalle pratiche zen e dalla cultura tradizionale. Fu durante il periodo Heian (794-1185) che il Kodo iniziò ad acquisire un significato più profondo e a essere considerato un’arte raffinata. Gli antichi maestri del Kodo credevano che l’incenso potesse elevare lo spirito e favorire la meditazione. Il Kodo diventò quindi una pratica spirituale che consentiva ai partecipanti di concentrarsi sul momento presente e di connettersi con il proprio io interiore. Insomma per vivere appieno il qui e ora, hic et nunc, degli antichi Romani.
Tornando al presente, oggi, il Kodo viene ancora praticato in Giappone come forma di meditazione e apprezzamento estetico. Le cerimonie sono spesso organizzate in templi buddisti, giardini zen o in istituti specializzati. Resta una delle pratiche da provare almeno una volta nella vita: di certo male non farà, anzi potrebbe essere una vita per riacquistare la serenità lasciandosi avvolgere dall’incenso, sacro nei secoli e nelle culture.
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