SANITÀ
La sindrome dell’occhio secco: epidemia metropolitana
Tra i sintomi principali l’uso eccessivo di schermi luminosi, un cattivo uso delle lenti a contatto e lo smog
L'occhio secco è una patologia della vista che rischia di diventare una vera e propria epidemia metropolitana in alcune regioni d'Italia ad alta presenza abitativa, come la Lombardia. Tra i fattori responsabili una overdose digitale da dipendenza a computer, tablet e smartphone con schermi luminosi (per un periodo giornaliero che nel 20% dei pazienti supera le 6 ore), un cattivo uso delle lenti a contatto, il riscaldamento eccessivo in ambienti chiusi, lo smog fuori all'aperto. Di un irregolare prosciugamento della pellicola lacrimale ne soffre, una o più volte nell'arco della vita, il 75% degli italiani, con punte dell'83% in Lombardia, Piemonte e Veneto.
E' quanto emerge da una screening nazionale che ha coinvolto 754 persone sottoposte a controlli gratuiti nei 16 centri oculisti della Penisola, aderendo a una campagna di prevenzione e diagnosi dell'occhio secco promossa dal Cios di Milano, diretto dal dottor Lucio Buratto, in collaborazione con la Clinica oculistica dell'Università dell'Insubria di Varese e Como, diretta dal professor Claudio Azzolini. L'iniziativa era patrocinata dal ministero della Salute e dalla Società oftalmologica italiana.
La sindrome dell'occhio secco è un disturbo conseguente ad una minore presenza di acqua e sali (ipolacrimia) sulla superficie del bulbo oculare per una eccessiva evaporazione o per una alterata qualità del liquido prodotto dalle ghiandole lacrimali. I sintomi sono dolore, senso di corpo estraneo nell'occhio, forte infiammazione con rossore e prurito. L'aumento dei casi di secchezza oculare registrato negli ultimi anni dipende anche dalla crescita delle allergie, soprattutto nei bambini che reagiscono al prurito sfregandosi gli occhi con le mani, non sempre pulite.
«E' dimostrato - fa presente il dottor Buratto - che i residenti nelle grandi città soffrono della sindrome dell'occhio secco 3 - 4 volte più dei residenti in aree rurali, perché una maggior quantità di particelle inquinanti si deposita sulla superficie dei bulbi oculari, con conseguenti processi infiammatori e grave danno per le ghiandole lacrimali».
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