ANIMALI
Le due facce del lupo tra mito e realtà
Nell’arco temporale di circa mezzo secolo, il lupo è passato dal trovarsi sull’orlo dell’estinzione, all’essere considerato specie diffusa nel nostro Paese, alimentando così la percezione del rischio. Da secoli, infatti, non siamo più assuefatti alla compresenza di predatori di media-grossa taglia.
La storia però delle interazioni uomo-lupo parte già molti millenni or sono. Vi fu infatti un tempo durante il quale le antiche popolazioni umane, dedite alla caccia e al nomadismo, vedevano nella rigida e funzionale organizzazione del branco di lupi una fonte di «ispirazione», un modello di efficienza nella caccia ai mammiferi, degna di essere presa in debita considerazione.
Il lupo, almeno così possiamo supporre, divenne una sorta di animale totem, pur permanendo comunque la sua aurea di temibile concorrente.
Non è probabilmente un caso se il lupo risulta esser il primo animale selvatico della storia ad essere addomesticato dall’uomo, almeno 16.000 anni fa, ben prima di capre, pecore, vacche e maiali.
È però nella storia recente che assistiamo ad una marcata trasformazione dell’immagine del lupo. Gli individui di questa specie passano dall’essere temuti e contrastati predatori di bestiame, a feroci e sanguinari antropofagi, per poi divenire emblema degli sforzi di tutela della fauna e specie protetta.
Negli anni Settanta, infatti, l’abolizione dell’appellativo di animale nocivo non fu solo un atto simbolico. Con il termine «nocivo» veniva infatti individuato un raggruppamento variegato di specie accomunate dalla propensione, reale o presunta, ad arrecare un danno alla selvaggina. Solamente qualche anno più tardi proprio queste specie così denigrate a livello giuridico divennero oggetto di tutela. Anche nel periodo tra il 1200 e il 1300 assistiamo ad una modifica della percezione della specie, ma di segno opposto.
Il lupo, infatti, ricordato come predatore di bestiame in epoca romana, diventa antropofago. Da competitore dell’uomo ne diventa predatore. È proprio a partire da questo periodo che viene rafforzata e radicalizzata l’immagine di estrema negatività che permane associata al lupo, per lo meno nel nostro Paese, sino al 1900, quando ormai questo fenomeno si era smarrito nella memoria collettiva e rimaneva citato solamente nella documentazione d’archivio.
In quel particolare momento storico il lupo diviene a tutti gli effetti un problema di ordine pubblico. In Italia settentrionale queste aggressioni si protraggono sino ai primi due decenni del 1800, dopodiché scompaiono definitivamente dalle fonti storiche. È probabile che l’interruzione di tali eventi sia da imputarsi al declino delle popolazioni di lupo, provocate dagli abbattimenti massivi di cui la specie fu fatta oggetto. Questa «decimazione» ha probabilmente anche sortito l’effetto di selezionare involontariamente gli individui più schivi e refrattari alla vicinanza con l’uomo, che grazie anche a questa propensione hanno potuto, nonostante tutto, mantenere una presenza stabile sul territorio italiano.
Popolazioni che diedero inizio successivamente alla attuale fase di ripresa, tutt’ora in corso. Il lupo, in recente espansione anche nel territorio lombardo, rievoca, da un lato, le nostre paure ataviche, derivanti soprattutto dalla perdita di conoscenza che solo un adeguato permanere del rapporto diretto con gli elementi della natura può dare; dall’altro, promuove una distorta rappresentazione dell’animale, in particolare da parte di tutti coloro che, da abitanti delle città, «delegano» la convivenza con la specie e ne perdono i tratti «reali» e concreti. Sapremo gestire nell’immediato futuro questa dicotomia in modo razionale? In questi mesi stiamo osservando le immagini che ci arrivano dal rover inviato su Marte. Faremmo di certo una pessima figura se tale propositiva ed appagante propensione al nuovo, alla scoperta, alla messa a punto di strategie e soluzioni migliorative, tecnologicamente avanzate, non ci permettesse di risolvere nel migliore dei modi, con soddisfazione di tutti, una convivenza con il lupo e tutte le altre specie che rendono così peculiare il nostro Pianeta. La sfida alla sostenibilità non può che partire sin da subito, anche così.
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