LOCKDOWN FINITO
Scuola, i ragazzi sono in crisi
Al liceo registrato un boom di richieste di aiuto allo psicologo. Dopo 100 giorni a casa gli adolescenti soffrono il ritorno alla normalità

Cento giorni chiusi in casa, con i ritmi stravolti e il computer come unico strumento per interagire con il mondo esterno. È stata dura per gli adulti, figuriamoci per gli adolescenti che per natura si trovano ad attraversare una fase della vita in cui il confronto con gli altri è importantissimo, perché proprio a tredici o quattordici anni uno smette di essere bambino e inizia a confrontarsi con il mondo come individuo. Il risultato è che tanti sono stati travolti da crisi di panico e di ansia. Fenomeni che le stesse scuole hanno capito che non era il caso di sottovalutare, e che hanno deciso di affrontare subito.
SPORTELLO APERTO
Al liceo Galileo Galilei, ad esempio, i dirigenti hanno deciso di prorogare il servizio di assistenza psicologica per buona parte dell’estate. Paradossalmente, i nodi che si erano formati durante il periodo di quarantena stanno venendo al pettine adesso che i ragazzi possono finalmente tornare a confrontarsi con il mondo. Forse le risse che si registrano regolarmente ogni fine settimana non scoppiano senza un perché: c’è chi sente il bisogno di confrontarsi con uno psicologo, e chi invece si sfoga menando le mani. «Ci sono ragazzi che hanno sofferto molto - afferma Sabrina Torno, vice preside del Galilei -. La didattica online ha funzionato, ma non è quello il punto. C’è chi in casa già si trovava a vivere situazioni di sofferenza, la convivenza forzata e l’impossibilità di confrontarsi con gli amici hanno amplificato i disagi». Il punto è che i provvedimenti restrittivi emessi dal governo per arginare l’emergenza coronavirus hanno costretto i ragazzi a comportamenti che gli psicologi definiscono “innauturali”. «La mente di un adolescente - afferma Davide Scheriani, psicoterapeuta responsabile dello sportello del Galilei - è fisiologicamnente ed evolutivamente portata all’esplorazione e alla sperimentazione. Durante l’emergenza i ragazzi sono stati costretti a restare chiusi in casa con genitori, nonni e fratelli, in una fase del ciclo della vita dove invece sarebbe ben più spontanea la ricerca e la definizione della privacy e la messa in opera di abilità sociali e performative al di fuori della famiglia. Penso non solo alla scuola, ma anche allo sport».
Il risultato, insomma, è che tutti quei ragazzi che sviluppandosi avevano già iniziato un percorso si sono trovati come “congelati” in una situazione che non era la loro. Da qui il calo di rendimento scolastico, che però nella maggior parte dei casi non era che la spia di un malessere più profondo. «Alcuni di loro hanno avuto modo di sperimentare maggiormente la loro resilienza e adattabilità - continua Scheriani -, altri purtroppo hanno sofferto una forma di “spaesamento” che richiederà tempi considerevolmente lunghi per riassorbirsi». Ecco perché le scuole hanno preferito muoversi subito, senza aspettare settembre.
ESTATE DI STRAORDINARI
Che i ragazzi stessero soffrendo era già stato chiaro durante le lezione online, i giudizi di fine anno hanno permesso di tracciare una linea abbastanza netta tra chi aveva reagito bene e chi invece era in evidente difficoltà. Al di là del fatto che tutti i 1.200 ragazzi del liceo sono stati promossi, bisognava intervenire subito sui casi più delicati, per evitare che trascinandosi fino a settembre i problemi finissero per aggravarsi ulteriormente. Per Scheriani e i suoi colleghi, questa sarà un’estate di straordinari.
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