FENOMENO CULTURALE
Maranza: tuta, catenine e borsello
Uno stile caratterizzato da elementi street e urban vistosi. Il termine è nato negli anni 80 a Milano
In principio furono flapper, swing boy, hippie e punk. Oggi, la subcultura giovanile ha il volto dei maranza, termine gergale nato negli anni Ottanta a Milano e che identifica un particolare atteggiamento, cui si uniscono look e tagli di capelli che connotano l’appartenenza a questo particolare gruppo.
C’è chi li teme e chi li prende in giro: i maranza sono un fenomeno culturale che incuriosisce e spaventa, specialmente quando questi gruppi di giovanissimi si ritrovano al centro della cronaca con fatti come quello di Riccione dello scorso anno e della vera e propria invasione delle strade, tra vandalismo perpetrato dal branco e goliardiche imprese postate sui social. D’altro canto, l’etimologia stessa del termine – una fusione delle parole «marocchino» e «zanza», piccolo ladruncolo milanese – porta a ridicolizzare questa subcultura, etichettandola come folcloristica e macchiettistica.
Colpa anche dei video social che raccontano l’orgoglio e l’essenza dell’essere maranza, tra consigli di abbigliamento e manifestazioni di arroganza tanto esagerate da diventare paradossali. Li si potrebbe definire come i classici “bulletti” di periferia, sempre avvolti in tute acetate e magliette ufficiali delle squadre di calcio: elementi che contribuiscono ad alimentare il mito “zarro” o “coatto” di questo gruppo sociale, fatto di spavalderia e musica ascoltata ad altissimo volume per le strade.
I maranza, d’altra parte, amano esporsi, mostrarsi e farsi sentire, proprio come gli Zarri cantati dai Club Dogo negli anni Novanta, tanto da strumentalizzare la moda per farsi notare. Il loro stile è caratterizzato da elementi street e urban, rigorosamente vistosi, che si uniscono ad accessori come cappellini e bandane, ma anche il tipico borsello a tracolla Louis Vuitton, spesso contraffatto. Ad arricchire il look pensano collane e orologi, orecchini e piercing che raccontano un’opulenza ostentata che si avvicina a quella dei primi rapper afroamericani. La musica è un elemento chiave della loro identità.
Pare, infatti, che esista una specie di inno che unisce i maranza d’Italia: si tratta della canzone Alicante di Gambino che, unita alla trap italiana e francese, racconta la strada dipingendola come il “set” ideale di ogni maranza. A completare l’allure da cattivo ragazzo tipico dei maranza è la cosiddetta aria da fuck boy, caratterizzata dal piglio di chi guarda il mondo con fare sprezzante.
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