L’INCHIESTA
Traffico di rifiuti, processo vicino
Anche due varesini finiti in manette nell’indagine della Direzione Antimafia

Risalgono al giugno scorso una ventina di arresti risultato di un’inchiesta dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano che ha svelato un maxi traffico illecito di rifiuti indifferenziati provenienti in gran parte dalla Campania e poi smaltiti illegalmente stipandoli in capannoni industriali in giro per la Lombardia e il Veneto.
Un’indagine che è la prosecuzione di quella partita dall’incendio del deposito rifiuti di via Chiasserini a Milano del 14 ottobre 2018, da cui si era sollevata una colonna di fumo visibile dal centro della metropoli lombarda.
Tra le persone finite in manette su ordine del gip milanese Giusy Barbara, figuravano anche Bruno D. N., 51 anni di Cassano Magnago, e Nabil H., un tunisino di 45 residente a Busto Arsizio, entrambi agli arresti domiciliari. Ora i due, assieme ad altri 16 indagati (divenuti nel frattempo imputati), sono stati mandati a giudizio con rito immediato.
Per dirla con le parole inserite nell’ordinanza di custodia cautelare, il ruolo di Bruno D. N. nell’ambito dell’associazione per delinquere - capace secondo i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Milano di mettere assieme un giro d’affari illecito di quasi 2 milioni di euro, per un totale di 10 mila tonnellate di spazzatura trasportata e stoccata illegalmente con la copertura di documenti falsi - sarebbe stato quello di «gestore» e «intermediario» del traffico illecito di rifiuti “ammassati” in un capannone di Gessate, nel milanese, e di Torbole Casaglia, in provincia di Brescia, che tutto erano tranne che discariche autorizzate.
In altre parole, seguendo l’assunto investigativo, D. N. sarebbe stato il trait d’union tra i produttori di rifiuti, Massimo S., e cioè il principale indagato (già arrestato nel febbraio scorso), nonché amministratore di fatto della Wynsystem Group di Cornaredo, i cui capannoni fungevano da snodo nelle area del Nord e che metteva a disposizione i suoi spazi come centro di smistamento, e i vari padroncini incaricati di trasportare sui propri camion le balle pressate contenente ogni tipo di scarto, di origine urbana e industriale, indifferenziata e non. Tutti pienamente consapevoli dell’attività criminosa.
Al cassanese è inoltre contestato di aver fornito un carrello elevatore utilizzato per lo stoccaggio della spazzatura in un capannone del Mantovano (sequestrato assieme ad altri sette siti) e di aver riscosso del denaro per pagare l’occupazione di un capannone a Verona.
Anche Nabil H. è stato ritenuto a pieno titolo compartecipe dell’associazione per delinquere finalizzato al traffico di rifiuti: con i suoi mezzi avrebbe trasferito illegalmente i carichi nel capannone abusivo di Gessate.
Il dibattimento dovrebbe prendere il via il prossimo 13 novembre davanti ai giudici dell’ottava sezione penale del Tribunale di Milano. Il condizionale è d’obbligo: da quasi tutti gli imputati, così come è loro facoltà, ci si attende la richiesta di essere giudicati con rito abbreviato e, quindi, con processo a porte chiuse.
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