SALUTE
Molte vite da salvare: donazioni e trapianti
Necessaria una crescita del sistema italiano: occorrono sinergie territoriali e nuove tecnologie
Il tema delle donazioni e dei trapianti è tornato al centro dell’attenzione da parte della comunità scientifica, delle associazioni pazienti e della politica. Le ragioni sono molteplici: il grande divario in Italia tra numero di trapianti effettuati e persone in attesa di un organo (nel 2022 oltre 8000 pazienti in lista di attesa, a fronte di soli 3887 interventi), la mancanza di una cultura della donazione, ritardi sul piano organizzativo e gestionale, oltre che su quello dell’innovazione tecnologica. La politica, dal canto suo, è orientata verso un aggiornamento della Legge 91/99, con l'appoggio del Centro nazionale trapianti che disciplina l’intera materia.
In particolare, l’Intergruppo parlamentare donazione e trapianti di organi, tessuti e cellule sta sviluppando un ampio ciclo di audizioni riservate alle associazioni dei pazienti e alla comunità scientifica, oltre a partecipare ad alcuni forum di approfondimento con i Centri regionali trapianti, eventi promossi dalla rivista di politica sanitaria Public health & Health policy (PH&HP). E' in collaborazione con l’Intergruppo parlamentare che la rivista PH&HP ha organizzato di recente al Ministero della salute un Dialogue Meeting per dare vita a un momento di confronto tra i diversi protagonisti di questo importante settore medico-sanitario.
«Durante i lavori - ha fatto presente Elisa Pirro, presidente dell’Intergruppo - sono state illustrate le maggiori criticità nel campo delle donazioni e dei trapianti, avanzando delle proposte per superarle, sia da parte delle associazioni dei pazienti che delle società scientifiche». Al momento in Italia si registra un tasso di opposizione alle donazioni del 28 % e solo 14,5 milioni di persone su 60 milioni hanno dichiarato la loro disponibilità a “donare”.
«È indispensabile stimolare una crescita del sistema - avverte Teresa Petrangolini del Comitato per l’accesso alle donazioni e al trapianto - riducendo il divario esistente in Italia tra numero di organi disponibili e numero di pazienti in lista d’attesa, con disomogeneità soprattutto nelle diverse regioni». Occorrono, in proposito, sinergie territoriali e nuove tecnologie.
L'impegno si traduce principalmente in un maggior numero di vite da salvare. Si stanno infatti affermando sistemi in passato non disponibili che consentono ora di utilizzare anche organi di donatori molto anziani o marginali. Da qui la necessità di un aggiornamento della legge 91/99. Gli ultimi dati raccolti in Italia registrano 3813 trapianti nel 2019, 3437 nel 2020 (anno della pandemia), 3778 nel 2021, 3887 nel 2022.
«Per affrontare e risolvere la situazione - consiglia il professor Davide Croce, direttore del Centro ricerca sull’economia in sanità dell’Università Cattaneo di Castellanza - si devono mantenere alte le liste d’attesa anche con quei pazienti (10-19%) che vengono esclusi perché non più idonei al trapianto, utilizzando i cosiddetti organi marginali o subottimali (specie per il fegato), dopo che le nuove tecnologie ne consentono più a lungo e con la massima sicurezza il mantenimento».
«In un campo così delicato come quello della donazione e del trapianto di organi, l’innovazione gioca un ruolo determinante per i risultati che è in grado di produrre, nonostante i costi elevati che porta con sé - ha dichiarato, nel suo intervento conclusivo, il senatore Massimo Garavaglia, presidente della Commissione finanze della Repubblica - ma nonostante la congiuntura finanziaria non favorevole, mi auguro che sia sempre più possibile l’accesso a quelle nuove tecnologie che fanno la differenza».
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