A TEATRO
La Milonga del futbol
Nel calcio argentino mi affascina la creatività in un contesto di amore puro per il gioco: c’è una passione che noi non abbiamo più. O che forse non abbiamo mai avuto». Per Federico Buffa è La Milonga del Fútbol il luogo con cui torna a teatro con uno spettacolo prodotto da International Music and Arts e che, diretto da Pierluigi Iorio, con le musiche originali di Alessandro Nidi, che sul palco è al pianoforte, mentre le parti di canto sono affidate alla voce di Mascia Foschi, è in scena al teatro Manzoni di Milano lunedì 28 e martedì 29 ottobre alle 20.45, Buffa racconta storia e gesta di tre delle più grandi personalità calcistiche di tutti i tempi: Renato Cesarini, Omar Sivori e Diego Armando Maradona. La scelta è «perché loro tre – spiega Buffa – sono collegati tra di loro e da una profonda italianità. Cesarini nasce in Italia, a Castellaro, frazione di Senigallia, pur crescendo a Buenos Aires. Lui scoprirà Sivori e lo invierà in Italia. Sivori viene da una famiglia argentina stanziata a San Nicolás, nella Pampa, a metà strada tra Rosario e Buenos Aires. E Sivori sarà quello che consolerà Maradona, che cresce nella parte satellitare di Buenos Aires, quella dei diseredati, quando verrà escluso da Menotti dal Mondiale del 1978 in Argentina che lui voleva giocare. Esprimono tre italianità diverse e hanno toccato in Italia le squadre della Juve e del Napoli, entrambe o una sola, nel gioco o nell’allenamento».
Uno spettacolo che Buffa ha scritto avvalendosi della collaborazione di Fabrizio Gabrielli, che ha con lui cofirmato l’omonimo libro, ma anche, spiega, di scritti di Luca Pagliari su Cesarini e di Andrea Bosco su Sivori. Un racconto che è fatto di sport, ma anche di passione e romanticismo. E dove l’italianità è filo conduttore che si unisce all’Argentina. Senza dimenticare che Cesarini, Sivori e Maradona in Italia hanno vinto dieci scudetti in tre.
«Provo un’attrazione fatale per l’Argentina – ammette Federico Buffa -: è il Paese più vicino all’Italia che esista e viceversa, nel bene e nel male. L’Argentina ha questo fascino incredibile: nel Novecento in Argentina è successo di tutto. Non ha partecipato a nessuna guerra mondiale, ma in realtà ha dichiarato guerra, nel 1945 inoltrato, alla Germania. Ma in Argentina è successo tutto il resto: è diventata luogo, dopo la Seconda guerra mondiale, dove sono andati tutti i criminali nazisti, ma non solo. Lì, in un luogo dove prima andavi solo in barca, è andata in realtà moltissima gente, anche il fumettista Hugo Pratt. E hanno creato un mondo molto meticciato dove non c’è una cultura dominante: entrare negli Stati Uniti significava avere a che fare con la cultura dei Padri Pellegrini, che venivano dall’Inghilterra e avere l’Inglese come lingua. In Argentina c’è la colonizzazione spagnola, ma presto diventa indipendente. Poi ci saranno gli Inglesi, che però non riusciranno a colonizzarli del tutto, ma che lasceranno un imprinting enorme nel Paese. Sono loro che costruiscono le ferrovie, che si fanno dare le concessioni sui pascoli. Ma mai avrebbero immaginato che del gioco del calcio, che loro hanno inventato, l’Argentina avrebbe fatto qualcosa di diverso: gli Inglesi hanno inventato il gioco, gli Argentini l’amore per il gioco».
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