AMBIENTE MARINO
La parità di genere nei pesce spada
Il pescatore racconta che la cattura dello “spada” avviene con imbarcazioni sulle quali è montata una passerella per vedere dall’alto le prede. L’ideale - nell’ottica dell’attività ittica - è sorprenderli in coppia, maschio e femmina. A quel punto, non si vede sbagliare: bisogna arpionare (sì, è una pratica cruenta) prima la femmina (la si riconosce perché leggermente più grande) e poi il maschio che resta attonito, immobile per la perdita della compagna, e quindi si lascia catturare. Al contrario, infilzare prima il maschio significa lasciarsi scappare la femmina, più pronta, glaciale, reattiva: fugge e si rifà una vita (anche di coppia). Il pescatore sorride, intuisce l’ironia che questa storia d’acqua salata suscita nel genere umano maschile. «Vatti a fidare delle femmine».
Peraltro, quella del pesce spada non è l’unica contraddizione, nel regno animale, tra i due sessi. Altre femmine assumono il ruolo di capobranco, dominano sul compagno, sono più forti e spietate, verrebbe quasi da dire mascoline. Lo scenario di mare approda metaforicamente a riva mentre si discute, tra noi umani, di una parità di genere ancora difficile da raggiungere, delle discriminazioni sul lavoro, di violenza sulle donne. Qualcosa, diciamolo, sta però cambiando. I dati sull’impiego femminile dicono che sempre più manager donna prendono il comando, e anche in politica, la più conservatrice delle attività, si hanno per la prima volta una premier di Governo e una segreteria di partito nel Pd. In mare forse no, ma sulla terraferma si fanno progressi. Senza dover pensare a chi infilzare per primo.
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