HOMO SELVADEGO
L’orso tranquillo dell’Appennino
Gli orsi, nel nostro immaginario umano, occupano ruoli estremi nella scala delle percezioni. Da un lato l’orsetto dolce e caro, ispiratore di peluche che allietano la vita ai nostri bimbi. Dall’altro la bestia feroce e aggressiva che senza scrupoli attacca il bestiame, le arnie e talvolta anche l’uomo. Come tutte le estremizzazioni concettuali, ovviamente, nessuna delle due figure corrisponde all’orso reale.
Occorre poi sottolineare che l’orso bruno (Ursus arctos) presenta una considerevole variazione delle caratteristiche biologiche e comportamentali, nell’ambito della sua vasta area di distribuzione nell’emisfero boreale. Diventa così assai difficile identificare una coerente figura di orso «tipo». A tal proposito, sono talmente accentuate le peculiarità dell’orso bruno marsicano, tra le popolazioni di orso bruno più meridionali d’Europa, che quella dell’Appennino centrale costituisce una popolazione del tutto esclusiva e caratteristica, tanto che alcuni ipotizzano si possa trattare addirittura di una entità specifica a sé stante.
Recentemente, una ricerca davvero di grande profilo, svolta in collaborazione con il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, ha consentito di mettere in luce una complessa storia evolutiva, che ha coinvolto questo ridotto nucleo di orsi appenninici. Nel passato ha subito infatti crolli demografici consistenti e un accumulo di mutazioni deleterie, ossia quelle che, associate ad una riduzione della diversità genetica complessiva (definito dai genetisti effetto «collo di bottiglia»), possono mettere a rischio la sopravvivenza degli animali. È emersa però, in modo concomitante, anche una inattesa diversità di alcuni geni, in particolare legati al funzionamento del sistema immunitario e altri che codificano per specifici aspetti morfologici e comportamentali.
Analizzando con maggiore dettaglio i genomi, sono stati scoperti alcuni brevi tratti di DNA dove l’orso appenninico non ha subito alcuna sostanziale perdita di variabilità, in particolare sono i tratti in cui ci sono geni importanti per la risposta immunitaria, permettendo di mantenere adeguate difese dagli organismi patogeni. In particolare, questo studio ha scoperto che alcuni geni che regolano l’aggressività in altre specie di mammiferi mostrano un elevato numero di differenze nell’orso appenninico in confronto con gli altri orsi europei.
Queste mutazioni, probabilmente accumulatesi per caso, potrebbero avere reso meno aggressivo il comportamento degli orsi nella piccola popolazione appenninica, contribuendo alla sua sopravvivenza. Le comunità umane locali hanno infatti tradizionalmente ridotti livelli di conflittualità nei confronti dell’orso, chiara indicazione che l’orso marsicano non ha mai costituito un serio pericolo per le persone. Insomma, non chiamiamo in causa simbolismi che lo identifichino come tenero cucciolone (sempre deleterio idealizzare gli animali selvatici…), ma prendiamo spunto per lanciare un rinnovato rapporto tra uomo e fauna, di cui abbiamo una impellente necessità.
© Riproduzione Riservata