A MILANO
Perfetti Sconosciuti: amicizia, amore e tradimenti
Paolo Genovese firma la sua prima regia teatrale in un adattamento dell’omonimo film
Quattro coppie di amici di confrontano sull’amicizia, sull’amore e sul tradimento per scoprire di essere Perfetti sconosciuti al Teatro Manzoni di Milano fino al 24 marzo. Sul palco, una cena durante la quale il gruppo decide di fare un gioco della verità, mettendo i cellulari sul tavolo e condividendo messaggi e telefonate e svelando l’un l’altro i propri segreti più profondi e una vita che non è solo privata, ma segreta.
Dall’omonimo film, Paolo Genovese firma la sua prima regia teatrale in un adattamento con un cast che comprende Dino Abbrescia, Emmanuele Aita, Alice Bertini, Marco Bonini, Anna Ferzetti, Astrid Meloni e Paolo Calabresi , quest’ultimo nel ruolo di Rocco.
«Un personaggio - lo definisce Calabresi - che può essere messo tra i pochissimi positivi della pièce. Perché, anche se faccio fatica a distinguere tra positivi e negativi, lui ha una saggezza, una strana capacità sapiente di gestire le situazioni e di evitare il pericolo del burrone che lui avverte. Pur non sapendo frenare la furia un po’ “suicida” della moglie che decide e pretende di fare questo gioco con gli amici, Rocco dimostra di essere poi un uomo abbastanza raro, di quelli che sanno amare aspettando».
Lo spettacolo teatrale si collega al film in maniera che l’attore definisce «curiosa», non solo perché la pellicola stessa sembra scritta non per lo schermo ma per il teatro, ma anche per la reazione del pubblico a ogni replica: «Quello che accade è seguito in maniera molto divertita, sembra essere uno spettacolo comico. Dico “sembra”, perché poi nel finale, quando si consumano le tragedie più profonde, in sala cala un silenzio molto significativo, come se ci si rendesse conto improvvisamente che quello che si è visto rappresentato riguarda molto da vicino».
Uno spettacolo che sta ottenendo un grande successo, come era accaduto anche per il film. «L’idea - è la spiegazione di Calabresi - è così nuova, nonostante dal film siano passati quasi dieci anni, così tristemente attuale: questa dipendenza, questa tendenza che alla fine abbiamo tutti di mettere dentro una scatola digitale cose molto profonde, spazi molto riservati della nostra vita è pericolosa. Ci vengono date delle pillole rassicuranti, ci viene detto che con password possiamo archiviare, occultare, mettere lucchetti, ma il problema resta sempre che sono qualcosa fuori di noi, hard disk esterni alla nostra anima, alla nostra memoria, al nostro cuore».
E uscire allo scoperto può veramente rivelare perfetti sconosciuti.
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