DA VEDERE
Un film su Nasty, il primo numero 1 del tennis
In campo talento straordinario, ma atteggiamenti molto discutibili. Nastase, romeno, 78 anni, chiuse in testa all’Atp nel 1973
Dunque, come in Italia sanno anche le formiche, Jannik Sinner chiuderà l’anno da numero 1 del tennis mondiale. Già, perché la classifica Atp, cioè quella dell’associazione dei tennisti professionisti, viene stilata in base ai punti acquisiti nei vari tornei dell’anno e il campione altoatesino è ormai irraggiungibile nonostante manchino due mesi scarsi alla fine della stagione. Evviva evviva, dunque, Giannino Peccatore, come sarebbe da tradurre il germanico nome del nostro eroe nazionale, ma chi è stato il primo numero uno della classifica mondiale? Sul trono più ambito del tennis - anche se il vero sogno di tutti è vincere il torneo di Wimbledon - a fine anno si sono alternati 19 giocatori, dei quali il primo, nel lontano 1973, veniva da un Paese comunista che vedeva il professionismo nello sport come il fumo negli occhi: la Romania del dittatore Nicolae Ceausescu.
Ma lui, Ilie Nastase, il primo numero 1, non era affatto tipo da seguire le regole. Classe 1946, talento straordinario, fascino esagerato - si dice abbia avuto più di duemila donne - lingua lunghissima, atteggiamento clownesco, super Ilie non aveva timore di nulla. Non vinse Wimbledon in singolare (in coppia con Ion Tiriac, poi manager di Boris Becker, lo conquistò cinque volte in doppio) e spiegò il perché senza farsi problemi: «Ho giocato sull’erba per la prima volta quando avevo 23 anni, gli americani e gli australiani ci sono nati sopra, eppure una volta ci sono andato vicinissimo», ma portò a casa sia il Roland Garros che gli Us Open.
In Australia ci andò solo una volta, a carriera finita, tanto battere gli aussie sulla loro erba a quei tempi era praticamente impossibile: chiedere a Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli che da quelle trasferte di Davis tornarono sempre scornacchiati.
L’età non portò saggezza: a 70 anni, allenatore della Nazionale romena femminile, giocando contro l’Inghilterra chiese pubblicamente alla capitana inglese quale fosse il suo numero di camera per raggiungerla e il giorno dopo diede della “pu...” a lei e a un’altra avversaria: squalificato e bandito dalla federazione internazionale per tre anni e mezzo.
E adesso che fine ha fatto Nastase? Su di lui hanno girato in patria e presentato a Cannes un film documentario intitolato con il suo soprannome, “Nasty” - che in inglese significa cattivo, sgradevole - e hanno aggiunto “più che il solo tennis”. Altro che Lavazza, il Peccatore ne ha così da combinare per diventare come Nasty.
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