CINQUE ANNI DOPO
Botte ai controllori: a processo
Biglietto non timbrato sul bus, lite e tentativo di aggressione con una bottiglia rotta, l’accusa è di resistenza e lesioni
I controllori gli contestarono di non aver obliterato il biglietto del bus, ne nacque una discussione che si fece sempre più accesa e alla fine il passeggero diede in escandescenze, brandendo anche il collo di una bottiglia che aveva rotto e “spedendo” in ospedale i due ispettori.
Il risultato di quella colluttazione? Una denuncia e una controdenuncia per lesioni. Ma se il fascicolo nei confronti dei due dipendenti di Autolinee Varesine è stato archiviato, il passeggero adesso si ritrova sotto processo con la duplice imputazione di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali aggravate.
La prima udienza è andata in scena ieri in tribunale davanti al giudice Alessandra Sagone.
L’imputato, un uomo di 56 anni difeso dall’avvocato Marco Bianchi, non era in aula. C’erano invece i due controllori (costituitisi parte civile con l’avvocato Alberto Caleffi) che saranno però ascoltati nella prossima udienza, già fissata per il 17 dicembre.
La vicenda risale al maggio di cinque anni fa. Quando i controllori gli chiesero spiegazioni sulla mancata obliterazione del titolo di viaggio, G.D.F. reagì in malo modo. Secondo l’accusa, cominciò a insultare e a minacciare i due addetti della compagnia di trasporto pubblico.
I tre scesero dal bus della linea P alla fermata di via Crispi e a quel punto la situazione degenerò. L’imputato prese una bottiglia e la lanciò addosso a uno dei controllori. Poi la ruppe e con il collo tagliente minacciò i due addetti. Al termine della breve colluttazione che ne seguì, i controllori riuscirono a bloccare il passeggero, che però nel tentativo di divincolarsi li colpì con calci e pugni. Entrambi si fecero poi medicare al Pronto soccorso dell’ospedale di Circolo, da dove furono dimessi con prognosi di pochi giorni.
Una versione contestata dall’imputato, che invece sostiene di essersi soltanto difeso dai modi a suo dire bruschi con cui i controllori avrebbero cercato di far valere le loro ragioni.
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