IN TRIBUNALE
Corruzione e falsi invalidi, l’Inps: «Danno da 50 milioni»
L’Istituto Nazionale Previdenza Sociale si costituisce parte civile. Imputati 39 tra medici e pazienti, al via l’udienza preliminare
L’Inps si costituisce parte civile nel procedimento per i presunti falsi invalidi e presenta agli imputati un conto a sette zeri: «Per l’Istituto Nazionale Previdenza Sociale il danno è di 50 milioni di euro». Una richiesta di risarcimento - con una proposta di provvisionale di 10 milioni - che ha sorpreso i difensori delle 39 persone accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione, truffa ai danni dello Stato e falso. Reati contestati a marito e moglie 70enni, considerati i mediatori delle tangenti, a dieci medici e a 27 beneficiari degli assegni che sarebbero stati percepiti indebitamente.
L’UDIENZA
Dopo la falsa partenza di luglio - a causa di alcuni errori nelle notifiche alle parti -, ieri, giovedì 21 novembre, l’udienza preliminare davanti al giudice per l’udienza preliminare Marcello Buffa è entrata nel vivo. L’avvocato dell’Inps ha depositato la costituzione di parte civile, e le difese hanno chiesto un termine per esaminarla nei dettagli, soprattutto alla luce della quantificazione del danno ipotizzata dal legale, danno non solo patrimoniale (per le pensioni di invalidità erogate a chi non ne aveva diritto e per l’ingente lavoro dei dipendenti finalizzato a ricostruire la vicenda) ma anche di immagine. Richiesta di rinvio accolta dal giudice, che nell’udienza del 13 febbraio 2025 dovrà anche esprimersi sulle eccezioni delle difese. Alcuni avvocati, infatti, hanno chiesto la nullità del capo di imputazione per genericità delle ipotesi di corruzione, in quanto, a loro dire, non sarebbe indicato con esattezza l’importo versato dai corruttori ai corrotti per ottenere i certificati fasulli. Eccezione su cui dovrà ora replicare il pubblico ministero Lorenzo Dalla Palma, che lo scorso 5 giugno ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio dei 39 imputati (la posizione di uno di essi è stata stralciata perché irreperibile).
L’INCHIESTA
I fatti al centro dell’inchiesta della Guardia di Finanza risalgono al periodo 2015-2019. L’associazione per delinquere viene contestata ai due mediatori e a cinque medici, con la coppia che - secondo l’accusa - si occupava di mettere in contatto i richiedenti di benefici economici (ai quali non avevano diritto) con dottori compiacenti, esterni convenzionati Inps, “compilatori” dei certificati per le domande di invalidità e handicap, specialisti in psichiatria, neurochirurgia e ortopedia-traumatologia. Questi ultimi avrebbero attestato falsamente la sussistenza dei requisiti per ottenere gli assegni, e i mediatori, «a fronte del pagamento di denaro o altra utilità», avrebbero fatto andare in porto le 27 richieste incriminate. A fronte del pagamento di somme variabili, fino a 7.500 euro a paziente, l’organizzazione sarebbe stata in grado di fornire un servizio “all inclusive”. Per quanto riguarda l’importo delle tangenti elargite e suddivise fra tutti i componenti dell’associazione, l’accusa parla di circa 400mila euro.
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