ELEZIONI USA
«Ecco perché ha vinto Trump»
Intervista a Dustin Farr che vive a Legnano e insegna inglese. «Harris rappresenta un’élite in cui tanti non riescono più a riconoscersi»
«Era scontato, l’indice di gradimento dell’amministrazione Biden ormai era sceso sotto 40%, Harris era un candidato oggettivamente debole e tanti siti conservatori ormai davano per scontata la vittoria di Trump. Però non mi aspettavo un risultato così netto... Si capisce che l’America è stanca, che davvero vuole tornare al passato. E per L’Europa questo sarà un problema».
Dustin Farr ha 45 anni, nato nel Connecticut, da quindici anni si divide tra gli Stati Uniti e l’Italia, dove insegna inglese in diverse scuole dell’Alto Milanese. Le elezioni americane le ha seguite da Legnano, ma su quello che è successo ha le idee abbastanza chiare.
Perché non si aspettava un vittoria tanto netta?
«Perché Trump è un personaggio controverso, tutti sapiamo dei suoi guai con la giustizia, con il fisco, con le donne...».
Eppure gli americani lo hanno votato.
«Hanno votato l’uomo forte, quello che ha promesso un nuovo boom economico. Anche se di fatto durante la sua prima amministrazione le cose funzionavano bene perché ancora godevamo gli effetti della presidenza Obama...».
Perché Harris non ha convinto?
«Perché Harris è espressione di una certa élite in cui l’americano medio non si riconosce. È l’élite che ha reso la California lo Stato da cui molte famiglie stanno scappando, quella che si trincera dietro proclami e formule spesso incomprensibili. Ho seguito tutti i dibattiti e le interviste: Harris ha sempre dato risposte fumose, Trump ha ribadito fino alla nausea gli stessi tre o quattro concetti semplicissimi. E poi Harris è una donna...».
E crede che questo abbia contribuito alla sconfitta?
«Sì, in molti Stati essere uomo o donna ha ancora il suo peso. E poi tanti in America cominciano ad averne abbastanza del politicamente corretto a ogni costo. I blu (i democratici Ndr) hanno stancato, tanti sognano di poter tornare indietro. A un Paese che prima di tutto garantisca sicurezza ai suoi cittadini».
Sì ma i media americani non sono stati teneri con Trump. Se il Whashington Post ha evitato l’endorsement a Harris, il New York Times ha preso una posizione precisa...
«Che però non è servita a nulla, perché tanti siti davano da settimane per scontata la vittoria di Trump. Alla fine gli americani ci hanno creduto e lo hanno votato: e se non avesse vinto ora saremmo qui a parlare di brogli e a temere un nuovo assalto al Campidoglio. Cosa che con Harris non accadrà mai».
Cosa si aspettano gli americani adesso?
«Che Trump faccia quello che ha promesso di fare: rendere di nuovo grande l’America. Prima di tutto smettendo di impegnare soldi e risorse per guerre che l’americano medio ritiene assolutamente inutili».
Inutile la guerra in Ucraina?
«Prima l’Iraq, poi l’Afghanistan, ora l’Ucraina... Per chi vive dall’altra parte dell’oceano negli ultimi vent’anni l’America si è imbarcata in guerre senza senso. L’impressione è che il sostegno all’Ucraina serva solo a distrarre risorse al Paese. Trump non ha mai nascosto la sua posizione, America Firts! Ora si tratta solo di capire con quali accordi finirà la guerra».
Cosa devono aspettarsi gli europei?
«Anche su questo Trump non ha mai fatto mistero, e il suo pensiero è condiviso dall’americano medio. L’Eropa è ricca, ha un suo governo. Può cavarsela benissimo da sola. L’importate è che gli Stati Uniti si sentano di nuovo forti e sicuri a casa loro, e che l’economia ricominci a correre. Anche a costo di mettere i dazi».
Ma gli americani si fidano di Trump? L’amministrazione di Bill Clinton uscì ammaccata da uno scandalo sessuale che era nulla, in confronto alle 34 incriminazioni del nuovo presidente...
«Lo scandalo di Clinton risale al 1998, le sensibilità in America sono completamente cambiate. Per restare al tema degli scandali sessuali, oggi tanti pensano che Trump abbia fatto bene a prendersi quello che gli era offerto. Il personaggio lo conoscono tutti, eppure nello zoccolo duro del suo elettorato ci sono le comunità cristiano evangeliche. Una cosa che solo vent’anni fa sarebbe stata impensabile, e che oggi invece non sorprende nessuno».
E lei per chi ha votato?
«Io ho votato per Harris, ma ero ben consapevole che fosse un candidato debole. Non sarebbe mai riuscita a dare agli americani quelle sicurezze di cui sentono il bisogno. Con i suoi slogan, invece, Trump ci è riuscito benissimo».
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