LA LETTERA
Gnocchi: «Pessime indicazioni sul futuro sanitario della città»
Il capogruppo di Obiettivo Comune Gallarate sostiene che «la maggioranza dimentica le profonde criticità dell’ospedale»
Riceviamo e pubblichiamo questa lettera di Massimo Gnocchi, capogruppo di Obiettivo Comune Gallarate, sul futuro dell’ospedale Sant’Antonio Abate.
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Quello che è accaduto mercoledì (13 novembre) in consiglio comunale è stato molto grave. A fronte della coraggiosa ed apprezzabile - per onestà intellettuale - mozione presentata dalla consigliera di FI Simeoni, dalle fila della sua stessa maggioranza guidata dal sindaco Cassani abbiamo ascoltato pessime indicazioni sul futuro sanitario di Gallarate e del suo ospedale.
Innanzitutto va da sé che la maggioranza, qui come in Regione Lombardia evidentemente, dimentica che le criticità del nostro ospedale sono già profonde oggi e seguitare a non dare orizzonti di sanità pubblica a Gallarate non fa altro che peggiorare la situazione, con ulteriore fuga di medici e aumento dei disagi e dei problemi nelle more del miraggio ospedale unico. Un fatto di grave che denota a mio avviso mancanza di buonsenso.
La mozione della Simeoni dopo la totale latitanza sul tema della maggioranza di cdx gallaratese, proponeva infatti di rimettere come obbligatori i pochi servizi sanitari pubblici che la stessa maggioranza, appena lo scorso 31 luglio, aveva pomposamente celebrato salvo poi vederseli dimezzati da asst e regione nella commissione sanità di fine ottobre. Non solo la mozione chiedeva anche di prevedere in più, oltre al ripristino di quei servizi tra i quali l'ospedale di comunità, posti letto per subacuti ovvero di non chiudere tutto il San Antonio Abate sostanzialmente. Di più la consigliera Simeoni come proponente ha anche accolto gli emendamenti del csx che hanno messo come perentori gli impegni prima elencati nonché l'emendamento di OCG presentato da me, che chiedeva che i posti letto per subacuti siano proporzionati alle necessità del vasto territorio di riferimento e la futura permanenza di un presidio di pronto soccorso e di tutta una lunga serie di ambulatori sanitari pubblici non previsti a luglio dalla mozione disattesa del cdx.
La maggioranza ha votato contro, arrampicandosi sugli specchi e raccontando che il comunicato stampa della regione che promette l'ospedale di comunità (da sempre previsto!) fosse garanzia sufficiente. Una cosa ridicola perché un atto ufficiale non può mai essere paragonato ad un comunicato stampa. Io in aula mercoledì ho precisato a tale proposito che sarebbe doveroso in un atto di dignità - se esiste ancora - che «si avesse almeno il coraggio di dire la verità, ovvero che si sta chiudendo tutto perchè la demagogia su questo la state facendo voi (della maggioranza)».
Sono state poi dette cose gravi ed offensive nel dibattito ma alcune finalmente sincere: «...saremmo lieti di mantenere il nostro ospedale (san antonio abate) ma chiaramente subiamo scelte che piovono dall'alto.....», ha riferito il capogruppo Deligios della Lega. Mi permetto di far notare che un tempo la Lega era per il rispetto della volontà delle amministrazioni locali, il federalismo totale, adesso le cose sono molto cambiate e si vede ahimè.
Sulle ultime notizie di stampa che segnalano a firma del consigliere di Fdi Imbriglio concrete ipotesi che l'ospedale di Gallarate possa essere in parte venduto a privati nel campo della sanità, segnalo solo quanto ripeto da tempo: il san Antonio Abate è stato costruito con molti lasciti e donazioni dei gallaratesi, ed è quindi un patrimonio della città sia sotto il profilo economico che sanitario pubblico. Anche solo pensare di venderne dei pezzi mi appare come un'eresia nemmeno proferibile ma che potrei comprendere in termini ipotetici salvo precisare una cosa: se si racconta - e si racconta da tempo - che l'ospedale di Gallarate va chiuso perché vecchio, come mai alcuni suoi pezzi pregiati possono interessare alla sanità privata? Mi sembra quindi davvero una assoluta contraddizione in termini senza se e senza ma.
«La storia della città di Gallarate passa anche attraverso la storia del suo ospedale», sta scritto sul libro edito nel 2000 titolato “Ospedale s. antonio abate di Gallarate note storiche dalle antiche origini al 1980”, che racconta di come è nato e cresciuto il nostro nosocomio. Suggerisco ai consiglieri di maggioranza di leggerlo. Nel caso sono certo che in futuro eviteranno di dire ulteriori gravi inesattezze. E soprattutto sono convinto ne trarranno quella necessaria dose di coraggio per difenderlo il più possibile da un destino nefasto che non solo non merita, ma che è decisamente inaccettabile ad avviso di chi scrive.
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