IL LIBRO
Il cammino fra neve e ghiaccio della campagna di Russia
Il volume di Stefano Gambarotto vuole ricordare gli avvenimenti accaduti in Russia durante la Seconda guerra mondiale. In edicola con La Prealpina
L’11 dicembre 1942, l’Armata Rossa inizia a testare la resistenza delle posizioni italiane lungo il fiume Don. L’attacco principale colpirà un punto preciso del nostro schieramento, quello occupato dalle divisioni “Cosseria” e “Ravenna”. Gli italiani hanno poco meno di 600 cannoni, un centinaio dei quali risalenti alla Prima guerra mondiale. I pezzi anticarro sono circa 300 (di cui 19 montati sui semoventi), integrati da 54 moderni cannoni “Pak 40” da 75 mm, forniti dai tedeschi. La seconda battaglia del Don inizia il 16 dicembre, ma la sproporzione delle forze in campo è tale da segnarne in breve tempo le sorti. Contro le divisioni italiane vengono lanciate all’assalto dieci divisioni di fucilieri, tredici brigate corazzate, quattro brigate di fucilieri motorizzate e due reggimenti corazzati autonomi. Nel tratto di fronte dove hanno previsto di sfondare, i sovietici godono di una superiorità schiacciante, inclusi 750 carri armati e 2.000 cannoni. Gli italiani, mal equipaggiati, con solo 31 carri leggeri e 19 semoventi, non riescono a resistere, portando i soldati a una tragica ritirata nella steppa caratterizzata da condizioni estreme di freddo, fame e morte. Stefano Gambarotto – pubblicista e divulgatore, da anni collaboratore del Comitato di Treviso dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano – racconta la ritirata di Russia nel libro che troverete in edicola da sabato 23 novembre con il nostro giornale. Un volume che vuole ricordare i tragici avvenimenti accaduti ai nostri soldati in Russia durante la Seconda guerra mondiale.
Il libro si apre con una data: il 22 giugno 1941. Quel giorno la Germania di Adolf Hitler inizia l’invasione dell’Unione Sovietica: è l’Operazione Barbarossa. Facendo un passo indietro, nel luglio del 1940, i destini del mondo sembrano segnati. Nulla appare in grado di fermare l’espansione del nazismo. Come già accaduto con la Polonia e la Francia, Hitler è convinto che anche l’Urss potrà essere sconfitta in poche settimane. Il dittatore tedesco, dopo la severa lezione impartita oltralpe alle truppe britanniche, ha già offerto la pace al primo ministro inglese, Winston Churchill, anche se questi l’ha rifiutata. Hitler ritiene però che si tratti solo di una questione di tempo. Una volta caduto anche Stalin, Londra non potrà che sedersi al tavolo delle trattative. Le colonne corazzate tedesche seguite a distanza dalla fanteria avanzano veloci serrando i soldati dell’Armata Rossa in enormi sacche. Ma perché gli italiani si imbarcano nell’avventura russa? Allo scoppio del conflitto la neutralità del nostro Paese è incompatibile con le aspirazioni di grandezza del fascismo. Quale sarà infatti il futuro dell’Italia qualora essa rimanga inerte di fronte ai successi tedeschi? La guerra per Mussolini non è una questione di «se» ma soltanto di «quando». Si tratta cioè di attendere fino a quando le ragioni della convenienza e dell’onore lo consentono. Il repentino crollo dei francesi e l’annientamento del corpo di spedizione britannico in terra transalpina imprimono però agli eventi una brusca e accelerazione. Esiste il concreto rischio che l’Italia fascista entri in campo a partita ormai conclusa senza poter prendere parte alla divisione del bottino. L’autore – con l’aiuto di immagini d’epoca, mappe e illustrazioni – ricostruisce le vicende che portarono a un lungo cammino fra neve e ghiaccio.
Il libro “La ritirata di Russia. Una marcia senza fine dal Don a Nikolajewka” (Editoriale Programma, 160 pagine) è in edicola con La Prealpina a partire da sabato 23 novembre a 8,90 euro in aggiunta al prezzo del quotidiano.
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