IL PROCESSO
Perseguitato per gelosia. La sentenza? Nel 2026
Varese, il giudice in maternità: prossima udienza tra 17 mesi. Imputato un 48enne accusato di stalking nei confronti del cugino
Sospettava che il cugino avesse una relazione con la propria ex convivente. E quindi ha iniziato a perseguitarlo, inviandogli messaggi minacciosi, inseguendolo in auto e arrivando persino a scagliare un sasso sul parabrezza della macchina del rivale in amore.
Con questa accusa un uomo di 48 anni, siciliano d’origine ma residente in un paese della Valceresio, è sotto processo in Tribunale a Varese.
Oltre al reato di stalking, il pubblico ministero Marco Brunoldi gli contesta anche quello di danneggiamento della vettura colpita dalla pietra.
I fatti risalgono alla seconda metà del 2020, e il dibattimento è entrato nel vivo ieri pomeriggio, mercoledì 25 settembre, a Palazzo di giustizia con l’esame della persona offesa e dei primi testimoni.
Ma per la sentenza bisognerà aspettare almeno un anno e mezzo: la prossima udienza, per sentire i testi della difesa - l’imputato, difeso dall’avvocato Marco Lacchin, respinge le accuse - è infatti prevista il 18 febbraio 2026. Tra 17 mesi. Il motivo? A breve il giudice Chiara Pannone andrà in congedo di maternità e quindi, poiché al momento (salvo inattese nomine da parte della Corte d’appello) non è prevista la sua sostituzione, sta rinviando le udienze dei procedimenti a lei assegnati al periodo successivo al suo rientro.
La vicenda andata in scena tra i monti della Valceresio è approdata sui banchi del Tribunale penale poiché gli atti persecutori denunciati ai carabinieri della Stazione di Porto Ceresio dalla persona offesa (oggi parte civile con l’avvocato Maurizio Montalbetti) avrebbero causato in lui un «grave stato d’ansia» per il «fondato timore per l’incolumità propria e dei propri cari», tanto da costringerlo a cambiare le abitudini di vita, non frequentando più i soliti amici, i soliti bar e ristoranti per paura di incontrare l’imputato.
Minacce e molestie che - stando all’imputazione - sarebbero proseguite per almeno sette mesi, durante i quali il quarantottenne si sarebbe anche appostato più volte sotto casa del cugino o davanti all’abitazione della donna che gli aveva dato ospitalità. In un’occasione lo avrebbe inseguito, in un’altra sarebbe sbucato all’improvviso in mezzo alla strada mentre lui transitava in auto per poi tirargli un sasso sul parabrezza.
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