TESTIMONI
Riccardo Comerio: «Una strategia politica che non deve spaventarci»
L’analisi del patron della Comerio Ercole di Busto Arsizio nell’eventualità di nuovi balzelli alle nostre produzioni. «Restiamo ottimisti nonostante le forti preoccupazioni del mondo imprenditoriale»

Dazi sì, dazi no? Il mondo è in attesa ma quello produttivo, di piccole, medie e grandi dimensioni, deve già prepararsi ai diversi scenari con il consueto pragmatismo, sapendo che in ogni modo una strada per mettere in valigia le nostre merci va trovata. È tipico dell’imprenditore reagire e portare a casa il risultato: e una prova si è avuta ascoltando le testimonianze di tre capitani d’azienda del territorio ma anche globali, Riccardo Comerio, Barbara Colombo e Fabio Liberali, al primo Economix Workshop “Export&dazi” di Prealpina, venerdì 7 febbraio nella sede di Borsano di Busto Arsizio.
Il confronto ha toccato anche punti innovativi e non scontati. «Trump non è un pazzo, è un uomo abile, intelligente che ha saputo porsi comune il più grande leader mondiale. Adesso infatti si parla solo di lui, la sua non è una strategia economica ma politica». Parole di Riccardo Comerio, presidente della Comerio Ercole Spa, azienda leader mondiale nella produzione di macchine per l’industria tessile, della gomma e delle materie plastiche. Fondata a Busto Arsizio da Ercole Comerio nel 1885, impiega stabilmente circa 200 persone in un complesso industriale che si estende su un’area di oltre 40mila metri quadrati. Per una realtà con un export-share del fatturato superiore al 94%, parlare di balzelli ai prodotti made in Europe è vitale, ma senza drammatizzare: «Non facciamoci ingannare dai dazi (non compensativi o antidumping ma restrittivi ed estorsivi verso Paesi terzi), perché il vero obiettivo di Trump è un altro. In pochi giorni ha ottenuto di rinegoziare persino con Panama. I dazi applicati in precedenza erano sotto il 5%. Ipotizzarli al 25% per le merci europee in Usa è una cosa pazzesca, inimmaginabile, che non regge dal punto di vista economico, soprattutto a pioggia su tutte le categorie doganali, con effetti devastanti sull’innalzamento dell’inflazione in entrambe le direzioni, sia nel Paese che li applica sia in quello che li subisce. Dal giorno dopo, un americano spenderebbe 1.200 dollari in più. Parlarne adesso genera comprensibile preoccupazione ma noi dobbiamo restare ottimisti, del resto un imprenditore deve farlo per affrontare la quotidianità con slancio propositivo: il vero colpo grosso di Trump è ricreare e riportare negli Usa manifatture perse. Infatti molti imprenditori dichiarano già di voler tornare a investire negli Stati Uniti dopo anni di assenza. Quella del presidente Usa è una dinamica politica, non tecnica».
© Riproduzione Riservata