PALUDE BRABBIA
Alla scoperta della fauna del Varesotto
C’è chi arriva e chi va. E poi chi si ferma a mettere su famiglia e chi la vive tutto l’anno. Con le sue centinaia di specie animali che la popolano, la Palude Brabbia è una sorta di Arca di Noè del Varesotto. La primavera, poi, è il momento migliore per visitarla al suo meglio, vista l’abbondanza di specie presenti e la fioritura delle ninfee.
UN RIFUGIO IDEALE
Come racconta Barbara Ravasio, responsabile della riserva per la Lipu che gestisce il sito, custodito con la Provincia di Varese, «in questo periodo si possono osservare soprattutto dei rapaci, il falco di palude, il falco pescatore e poi il nibbio bruno, che è nidificante. Chiaramente si trovano anche l’airone cenerino, quello più comune, oltre a due migratori come l’airone rosso e la nitticora che si vedranno fino a settembre». Insomma, a metà strada tra il Mar Mediterraneo e le Alpi, molti animali viaggiatori trovano un rifugio ideale per fermarsi, “svernare” e riprodursi in santa pace. Uno scenario che può essere ammirato, senza disturbare troppo, anche dall’uomo, grazie a quanto realizzato in questi anni e che ha permesso di mantenere intatto lo scrigno naturale e, allo stesso tempo, promuovere le visite nell’area.
LA RISERVA
La sede della riserva è il Centro visite situato a Inarzo, in via Patrioti 22, punto di partenza del sentiero principale per una visita. La riserva è visitabile tutti i giorni dell’anno, l’accesso è libero e gratuito dall’alba al tramonto lungo i percorsi segnati, mentre la torretta e il capanno galleggiante non sono liberamente accessibile se non previa prenotazione con l’accompagnamento di Lipu o durante le visite guidate. (www.lipupaludebrabbia.it). Dall’ingresso principale, il cammino costeggia il torrente Riale e raggiunge gli stagni didattici, interessanti per l’osservazione della vegetazione, di insetti e anfibi. Proseguendo, si possono raggiungere le strutture per il birdwatching, che si affacciano sui “chiari”, dove un tempo veniva cavata la torba. Passando da alcuni capanni di osservazione, si giunge all’ultimo punto dove fermarsi un attimo, pazientare e ammirare la natura circostante, ovvero la schermatura in bambù. Lungo il sentiero che porta all’uscita, è possibile prolungare la visita fino al “laghetto della Fornace”, per poi tornare al punto di partenza. Per una passeggiata nella riserva si consigliano scarponcini o stivali in caso di pioggia. D’estate non guasta un prodotto antizanzare e si ricorda che è necessario seguire i sentieri ed è obbligatorio tenere i cani al guinzaglio.
UN ECOSISTEMA IMPORTANTE
La palude Brabbia, infatti, è un ecosistema palustre tra i più importanti del nord Italia e offre al visitatore scorci paesaggistici interessanti e la possibilità di effettuare il birdwatching. Scientificamente ci si immerge in quello che viene chiamato un biotopo, costituendo anche uno degli esempi meglio conservati di torbiera piana pedemontana. L’area ha una chiara origine postglaciale, risalente agli ultimi 20.000 anni: in questo lasso di tempo l’ecosistema comprendente gli attuali laghi di Varese, Comabbio e Biandronno, si è abbassato progressivamente, lasciando scoperta una zona paludosa. Attualmente, l’intera area si presenta interrotta da canali, è costellata da vaste aree a canneto e numerosi specchi d’acqua, frutto del clima, del tipo di terreno, dell’evoluzione della vegetazione, ma anche delle vicende storico-economiche del luogo.
LA STORIA
Il paesaggio palustre rimase pressoché invariato fino al 1700, quando la palude, ritenuta una fonte di esalazioni nocive e miasmi e causa delle terribili febbri che colpivano le popolazioni locali, fu oggetto di diversi progetti di bonifica, che furono sempre però contrastati da ostacoli di varia natura. Tuttavia, mentre i progetti di bonifica rimasero pressoché sulla carta, nella palude ci furono comunque delle escavazioni, in seguito alla “scoperta” di giacimenti torbosi nel fondo degli stagni. Nel XX secolo, esaurito il dibattito sulla bonifica della Brabbia e perso l’interesse verso i giacimenti torbosi, la storia della Palude Brabbia diventa di fatto storia dei giorni nostri: riconosciuto il suo inestimabile valore naturalistico, quarant’anni fa esatti, venne dichiarata riserva naturale regionale, aprendo la strada alla zona protetta che, coi suoi tesori intatti, è giunta fino ai giorni nostri.
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