MUSEO DEL DUOMO
Arazzi: intrecci di seta, rame e inchiostro

«Molto belle e benissimo fatte». Parole di apprezzamento, quelle del futuro arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo, nell’ammirare le storie di Mosè, narrate sul filo di lana, seta e oro, in sette arazzi intessuti dalla manifattura di Nicola Karcher, uno dei maggiori tessitori attivi in Italia nel Cinquecento, su disegno di Giovan Battista Bertani, allievo di Giulio Romano.
LA STORIA
Si trattava di un dono che Guglielmo Gonzaga aveva elargito al vescovo di Milano, facendo allestire la serie in una sala della residenza romana del cardinale Francesco Gonzaga. Ancora di più il prelato ammirava «i bei frisi et tante varie sorte di occelli», ossia le straordinarie bordure, arricchite da trofei di uccelli e pesci, festoni di frutta e fiori, scenette figurate o allegoriche entro ovali, maschere oltre che stemmi gonzagheschi e targhe celebranti la famiglia. Nel 1566, tra anni dopo averli ricevuti, trasferendosi da Roma a Milano, Borromeo vendette le tappezzerie dell’abitazione romana, tranne i setti arazzi del Mosè, che portò con sé. Nel 1569, li donò al Duomo di Milano, che in cambio finanziò la costruzione di tre case canonicali adiacenti al palazzo arcivescovile.
LA MOSTRA
Le vicende della serie degli Arazzi Gonzaga sono al centro di una mostra organizzata dal Museo dell’Opera del Duomo con la direzione del suo comitato scientifico, che trae origine da un doppio dono. Una catena di eventi generosi, spiega monsignor Gianantonio Borgonovo, arciprete del Duomo di Milano e Direttore dell’Area Cultura della Veneranda Fabbrica, grazie alla quale «gli arazzi Gonzaga entrarono a far parte del patrimonio storico-artistico della Veneranda Fabbrica del Duomo». «Oggi - prosegue Borgonovo - il nostro intento è quello di far vivere le sale del Museo dedicate alla preziosa serie, raccontando una storia la cui trama si sviluppa lungo un arco temporale di oltre quattro secoli. Questa esposizione è la prima di una serie di eventi volti a mettere in luce opere del Museo che, nella vastità delle sue collezioni, rischierebbero di perdersi, ma che invece meritano di essere valorizzate».
L’ESPOSIZIONE
In mostra ci sono solo quattro dei sette arazzi: tre purtroppo sono andati irrimediabilmente perduti a causa dell’incendio che il 3 agosto 1906 devastò il padiglione della Veneranda Fabbrica del Duomo presso la sede dell’Esposizione Universale di Milano. A supplire tale mancanza ci sono, tuttavia, in mostra, i disegni preparatori per le incisioni dedicate all’intera serie, opera di Gaetano Le Poer che nel Settecento fu incaricato del lavoro, al fine di realizzare un volume, come una sorta di catalogo, da divulgare per la vendita degli arazzi stessi.
Dopo la perdita dei tre arazzi, i disegni e le lastre - restaurati per l’occasione rispettivamente da Elena Allodi e Franco Blumer - sono esposti in mostra e contribuiscono a ricostruire l’interessante vicenda dei preziosi manufatti. L’allestimento della mostra, realizzato con la collaborazione del Politecnico di Milano, è arricchito da un video realizzato dalla Libera università di lingue e comunicazione Iulm, in cui immagini, disegni grafici e una voce narrante guidano il visitatore alla scoperta delle tappe più significative di questa coinvolgente storia. Un viaggio nelle trame del tempo, intessute di intrecci di seta, rame e inchiostro. Sarà possibile visitare la mostra al Museo del Duomo fino al 2 maggio.
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