QUATTRO RUOTE
Art-Rite: l’asta di auto d’epoca
Protagoniste 14 automobili di diversa datazione, dai 9mila euro ai 230mila euro
«Tanti oggigiorno vanno a riacquistare l’automobile che aveva il padre o il nonno. Alcuni lo vedono come un investimento, altri come un hobby, ovvero quello di acquistare un’auto da sistemare: se si è abbastanza pratici a livello manuale, il restauro a mani proprie è sempre molto divertente. Poi c’è la passione, tramandata di padre in figlio solitamente, oppure ci si è appassionati da un amico. Sono tante le sfumature. In questo ventaglio d’auto c’è un po’ tutto».
Edoardo Baj Macario, curatore dell’asta di auto d’epoca di Art-Rite, che si è tenuta sabato 28 alle 17.30 al Palazzo Largo Augusto di Milano, racconta di una clientela sfaccettata, che si rapporta al fascino vintage dei lotti con testa, cuore e persino mani.
Seconda edizione di un incanto già avvenuto quest’estate e che visto il successo la proprietà di Kruso e Banca Sistema ha voluto subito riproporre, l’evento ha avuto per protagoniste 14 automobili di diversa datazione.
«Abbiamo una bella collezione Porsche di pregio - illustra Baj Macario - e il nostro top lot è una bellissima Lagonda del ‘37, che non si vede tutti i giorni perché ne sono sopravvissute meno di cento – e questo è un dato del registro. Abbiamo una Bianchina, la famosa piccola “televisore” che utilizzava Fantozzi, e anche due Spider per la stagione appena passata. Inoltre, c’è una particolarità che a me è piaciuta molto e che sta trovando successo: la Mini Moke, un’automobile Mini senza portiere e parabrezza. Le sunny car piacciono, ne hanno fatte poche e sono spesso rovinate, mentre questa è stata restaurata e quindi è abbastanza difficile trovarne una così». In un certo senso, si può affermare che l’asta è stata “democratica”: si va dai 230mila euro della Lagonda ai 9mila della Bianchina.
Dietro ogni auto c’è una storia, talvolta ripercorribile quasi minuto per minuto: «Tutte le Porsche sono state trattate con molta cura. Il proprietario ha faldoni su faldoni di ricevute dei pezzi, fatture, fotografie di quando erano arrivate. Per esempio, la Continental, il secondo lotto più importante dell’asta, era arrivata dall’America in Europa venduta rossa ed è stata praticamente restaurata e riverniciata da zero. Gli interni li ha fatti Ferraresi, uno dei migliori in Italia a livello di qualità».
In altri casi, si tratta di una biografia avventurosa: «L’Autobianchi Giardiniera è stata salvata da parte di un appassionato di auto italiane. Era in un grosso capannone pronta per la demolizione, cioè in gergo era un’auto ragnata. Questi l’ha presa e l’ha restaurata con un bel livello qualitativo, in colore turchese (per puro caso entrambe le Autobianchi sono dello stesso colore). Ha ripristinato l’automobile da solo, verniciatura esclusa. Siccome le piccole italiane sono molto diffuse in Italia ma poco all’estero cerco sempre di puntare su questo tipo di auto».
Ma non ci sono solo loro. Art-Rite ha proposto infatti anche un motocarro Guzzi: «È un Ercole. Io non conosco moltissimo il mondo delle motociclette, però siccome ci trovavamo sul lago di Lecco dove non lontano da lì veniva fatte le moto Guzzi io con un altro mio collega che conosce le moto meglio di me l’abbiamo preso. È proprio un motocarro, non una motocicletta, perché davanti ha una struttura da moto e dietro il suo cassone, che i puristi diranno che nasce in ferro. È vero, ma non si trovano più i cassoni in ferro, quindi è stato rifatto di legno».
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