MUSEO DIOCESANO
Arte: la Crocifissione di Masaccio

In origine la tavoletta con la “Crocifissione” era al culmine di un grandioso polittico realizzato da Masaccio (1401-1428) nel 1426 per la chiesa del Carmine a Pisa. Una macchina complessa e meravigliosa, la cui integrità è cessata purtroppo nel Cinquecento quando la pala d’altare è stata spostata dalla sua collocazione originaria e smembrata. Alcuni pezzi sono andati perduti, altri sono collocati in vari musei, e la cuspide è approdata al Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli. Grazie a una sinergia con il Museo Diocesano di Milano, l’opera è esposta nell’istituzione ambrosiana in occasione della Pasqua e come omaggio alla memoria del giurista e collezionista Alberto Crespi (1923-2022), che al museo ha lasciato la sua preziosa collezione di Fondi Oro, quarantuno dipinti databili tra XIV e XVI secolo.
L’ESPOSIZIONE
L’esposizione, curata da Nadia Righi, direttore del Museo Diocesano e Alessandra Rullo, conservatore del dipartimento dipinti e sculture del XIII, XIV e XV secolo di Capodimonte, prevede – prima della vista del capolavoro - un percorso di approfondimento dell’opera e dell’intero complesso cui apparteneva e una video installazione. Sarà possibile visitare il Museo da domani, lunedì 10 aprile al 6 maggio al Museo Diocesano Carlo Maria Martini. Colpisce l’essenzialità di Masaccio e la sua potente riflessione sul dolore e sulla morte. Il capo di Cristo appare incassato nelle spalle, privo di collo. Questo perché l’artista lo ha immaginato dal corretto punto di vista, a cinque metri di altezza, e lo ha raffigurato dal basso verso l’alto, in una prospettiva accelerata che offriva uno scorcio sottinsù della testa senza vita.
LO SCHEMA PIRAMIDALE
Il rigoroso schema piramidale, tipico della tradizione, con il Redentore di fronte come nell’iconografia medievale del Cristo Trionfante, presenta al fianco della croce Maria, avvolta da un pesante mantello blu da cui escono le mani contratte e Giovanni con il volto segnato dal dolore. Ma la rigidità della composizione viene violentemente spezzata dalla figura della Maddalena, che le analisi hanno rivelato aggiunta in un secondo momento. Ai piedi della croce, inginocchiata e con le braccia gettate verso l’alto, rivolta di spalle al fedele, Maddalena consente a ciascuno di identificarsi nella sua figura. Siamo tutti noi, straziati dal dolore, che ci pieghiamo ai piedi della croce. La sua veste rosso fuoco è il cuore della tavola e i capelli sciolti e allargati sulle spalle sono un vero e proprio urlo visivo, sostituendo la forza espressiva del volto rivolto alla croce. Le sue braccia indicano dove guardare, la croce e, oltre la croce, l’albero della vita che fiorisce, certezza nella Resurrezione.
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