DA GIOCARE
Pettiniamo un po’ le bambole!

«Sono una Barbie nel mondo Barbie. La vita nella plastica è fantastica. Puoi spazzolarmi i capelli, spogliarmi ovunque. Immaginazione, la vita è una tua creazione». È racchiusa nel ritornello della omonima canzone degli Aqua tutta la magia di Barbie, la bambola che dal 1959 fa impazzire bambine - e mamme - di ogni età. Sessant’anni e non sentirli per un personaggio femminile che non ha rivali nella storia: i suoi capelli biondi, il suo sorriso e i suoi occhi azzurri sono diventati veri e propri simboli.
Per sapere come è nata occorre fare un balzo indietro negli Stati Uniti degli anni Cinquanta. Mentre Ruth Handler guardava sua figlia Barbara giocare con immagini di attrici ritagliate dai giornali, si rese conto che spesso le piaceva dare alle bambole ruoli da adulti mentre all’epoca la maggior parte delle bambole rappresentava neonati.
Rendendosi conto che poteva trattarsi di una ottima scelta di mercato, Ruth suggerì l’idea di una linea di bambole dall’aspetto adulto a suo marito Elliot, cofondatore della casa di giocattoli Mattel. Durante un viaggio in Svizzera, si imbatté in «Bild Lilli», una bambola tedesca in plastica che riprendeva le fattezze di una protagonista dei fumetti. Ne comprò diverse e - rielaborando quell’idea, aiutata dall’ingegnere Jack Ryan - creò la prima Barbie, a cui fu dato il nome della figlia degli Handler, Barbara.
La bambola esordì nei negozi il 9 marzo 1959 vestita con un costume da bagno zebrato, la pelle chiara e i capelli neri legati in una lunga coda.
In tutti questi anni Barbie è sempre riuscita a stare al passo coi tempi senza rinunciare alla sua unicità: il trucco, i suoi vestiti, le sue case, le sue auto, tutto si è adattato alle mode dei periodi, così che Barbie rimane ancora oggi uno dei più popolari giocattoli femminili.
Nel 1976, in occasione del bicentenario dell’indipendenza degli Usa, Barbie fu addirittura messa, insieme ad altri oggetti simbolo di quegli anni, in una capsula del tempo destinata ad essere aperta dai nostri discendenti nel 2076. Del resto, la bionda bambola americana rappresenta da sempre la compagna di giochi di milioni di bambine, cresciute facendone la protagonista di infinite storie. Un tesoro preziosissimo. Barbie, infatti, insieme a un pool di ricercatori dell’Università di Cardiff, ha recentemente rivelato i dati di uno studio inedito che ha utilizzato per la prima volta la neuroscienza per esplorare i benefici del gioco con le bambole nei bambini.
Lo studio ha rivelato che attiva regioni del cervello associate all’elaborazione delle informazioni sociali e all’empatia, dimostrando inoltre che, grazie ad esso, i bambini possono sperimentare, usare e mettere in pratica queste capacità persino quando giocano da soli.
Barbie ha anche vissuto momenti difficili ed è stata spesso al centro di diverse controversie legate alla sua estetica. Sin dal suo esordio è stata criticata per le sue proporzioni irrealistiche e ancor peggio fu il lancio sul mercato del set pigiama party del 1965, al cui interno vi era una bilancia con il valore fisso a 50 chili, e un piccolo libricino di consigli su come perdere peso. Ma Barbie è sempre Barbie e i numeri lo confermano.
Grazie anche alla pandemia di Covid-19, Mattel ha registrato un fatturato netto di 1,63 miliardi di dollari nel trimestre conclusosi il 30 settembre. L’utile netto nel trimestre è stato di 316 milioni di dollari, in aumento del 348% rispetto all’anno precedente. Se mai ce ne fosse bisogno, la conferma che Barbie rimane un grande classico ben lontano dal passare di moda.
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