IL LUTTO
Busto: addio a Paola Ielmini, Avis in lacrime
Aveva 76 anni ed era stata alfiere dell’associazione di volontariato

È mancataPaola Ielmini, storico alfiere di Avis Busto Arsizio e Valle Olona. Per quasi un trentennio aveva portato il labaro dell’associazione alle manifestazioni ufficiali, fino al suo ritiro, la scorsa primavera, a causa di precarie condizioni di salute. E’ morta ieri, giovedì 19 settembre, aveva 76 anni.
IL RICORDO
«Ricordo ancora il giorno in cui è venuta a proporsi come alfiere, nel 1997» racconta il consigliere Avis Luigi Pinciroli, che all’epoca era presidente dell’associazione: «Devo dire che rimasi abbastanza sorpreso, perché quello dell’alfiere era un ruolo generalmente ricoperto da uomini. Sì, lei era la prima donna a proporsi per questa funzione, e credo che fosse l’unica donna tra gli alfieri Avis della provincia di Varese. Era una persona piena di voglia di vivere, sempre col sorriso sulle labbra. Mancherà come alfiere, ma soprattutto come persona che ti rallegrava quando la vedevi».
L’ALFIERE E IL LABARO
In un’intervista pubblicata sul «Donare» di Avis Busto dello scorso giugno, Paola aveva tirato le fila della sua esperienza quasi trentennale come alfiere Avis, spiegando prima di tutto di cosa si occupa questa figura di rappresentanza: l’alfiere porta il labaro, il vessillo di Avis Busto, a vari eventi pubblici, per lo più gli anniversari delle Avis del circondario, ma anche funerali di donatori ed ex-soci. «Ricordo ancora la mia prima esperienza da alfiere, a Robecchetto-Malvaglio» aveva rievocato nell’intervista: «Il sole era bestiale, il tragitto era lungo, vedeste quanto c’era da camminare... E in più, ovviamente, quel labaro da trasportare».
LA STANCHEZZA
Con gli anni, il peso materiale del vessillo si sarebbe fatto sempre più gravoso, fino al giorno in cui Paola avrebbe chiesto a qualcun altro di portarlo per lei: «Era in occasione del 50esimo dell’Avis di Caronno Varesino, eravamo lì insieme» spiega Pinciroli: «A un certo punto mi disse: “portalo tu, per piacere, non ce la faccio a camminare per tutto il giro del corteo”. La richiesta mi colpì, perché sapevo quanto il labaro fosse importante per lei. Mi disse che era solo un po’ stanca, ma penso che la malattia fosse già al lavoro. Quando arrivammo dietro alla Chiesa, poco dopo, insistette per reggere il labaro personalmente. Ci ha sempre tenuto molto, andava fiera del suo compito; così come era orgogliosa della divisa che le avevamo fatto, azzurra coi guanti bianchi: ci teneva a indossarla a tutte le occasioni ufficiali».
I MOMENTI PIU’ BELLI
Sempre per il «Donare» dello scorso giugno, Paola aveva condiviso i suoi due ricordi più belli in veste di alfiere: «Se la giocano in due: quando mi intervistò la Rai, nel 2002, e poi il Giubileo dei donatori di sangue del 2016, a Roma. L’intervista me la fecero a San Giovanni Rotondo, in occasione della proclamazione di Padre Pio come Patrono dei donatori di sangue - era il 31 agosto 2002. Mi chiesero cosa ne pensassi; “chi meglio di lui potevano scegliere?”, fu la mia risposta. Al Giubileo, invece, riuscii a lasciare una lettera a Papa Francesco, e in seguito lui mi mandò anche una risposta». Alla domanda su che cosa la spinse a proporsi come alfiere Avis, Paola aveva risposto con semplicità: «Ecco, non so di preciso cosa pensai. Mi sembrava una cosa bella, ecco tutto. Un modo diverso di fare volontariato, una cosa bella per AVIS». Paola riposa all’obitorio di Busto Arsizio. I funerali sono previsti per lunedì mattina 23 settembre.
© Riproduzione Riservata