CAPODANNO
La fortuna sotto il vischio

«Indovinami, indovino, tu che leggi nel destino: l’anno nuovo come sarà? Bello, brutto o metà e metà?». Sono le inconfondibili rime del maestro Gianni Rodari a condurci verso un 2021 che tutti si augurano possa ridarci la normalità e la serenità che il Covid-19 ci ha tolto. Tra nuovi propositi, speranze, desideri e una bella manciata di scaramanzia siamo pronti a brindare con l’auspicio di poterci lasciare alle spalle un anno davvero funesto. Il Capodanno è un momento magico, di transizione: si dice addio al vecchio anno e si fa spazio a qualcosa di nuovo. Vi siete mai chiesti da dove derivi? Secondo gli studiosi venne festeggiato per la prima volta nel 4000 a.C. Ma il Capodanno non è stato sempre celebrato la notte fra il 31 dicembre e il primo gennaio. In passato i Celti lo festeggiavano alla fine di ottobre, facendolo coincidere con Halloween, i Bizantini invece consideravano l’inizio del nuovo anno il primo settembre. Il Capodanno che conosciamo noi risale all’epoca di Cesare, alla festa pagana in onore del dio romano Giano da cui deriva il nome del mese di gennaio. Il primo gennaio è stato considerato il primo giorno dell’anno a partire dal 46 A.C. con l’introduzione da parte di Giulio Cesare del calendario giuliano, basato sul ciclo delle stagioni. Nel nostro Paese l’essenza del Capodanno è quasi tutta racchiusa nell’immancabile cenone, l’abbondante pasto le cui portate scandiscono di fatto l’arrivo del nuovo anno. Non è inusuale sentir parlare anche di cenone di San Silvestro, il santo che si festeggia proprio il 31 dicembre. Silvestro I è stato il trentatreesimo vescovo di Roma, fu papa durante il regno di Costantino e morì proprio il 31 dicembre del 335. Quali siano i motivi che abbiano spinto ad associare la festa del Capodanno al suo nome non è del tutto chiaro, anche perché pare non fosse un personaggio così incline ai festeggiamenti. Si tratta più che altro di una figura importante da un punto di vista religioso. Un traghettatore, colui che guida e trasporta le anime e le persone verso il Nuovo Anno. Un personaggio importante nella storia della cristianità, dato che sotto il suo pontificato la Roma pagana lasciò il posto a quella cristiana, pur conservandone alcuni riti e cerimonie. Tante le usanze che caratterizzano la notte tra il 31 dicembre e il primo gennaio: dagli immancabili “botti” che si racconta servano a scacciare gli spiriti maligni, al countdown che prende il via dieci secondi prima dello scoccare della mezzanotte e che culmina col brindisi, un bacio sotto a un rametto di vischio ed un’occhiatina al cielo, illuminato dai fuochi d’artificio, per esprimere il desiderio più caro. Il bicchiere di spumante in una mano, un piatto di cotechino e lenticchie nell’altra, perché la carne di maiale, grassa per eccellenza, è simbolo di abbondanza mentre i piccoli legumi sono dei portafortuna per via della loro forma che ricorda le monetine. Il 31 dicembre è bene, infatti, mangiare cibi tondi. Il motivo? La loro circolarità simboleggia la perfezione e assicurano fortuna durante tutto l’anno.
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