A PALAZZO REALE
Cezanne e Renoir: colleghi e amici vis-à-vis
Milano festeggia i 150 anni dalla nascita dell’Impressionismo omaggiando due tra i maggiori esponenti

Con una tela dal titolo romanzesco e un po’ inquietante, La casa dell’impiccato, il trentacinquenne Paul Cézanne (1839-1906) si presentò allo studio del fotografo Félix Nadar, al 35 di Boulevard des Capucines, per partecipare alla prima esposizione indipendente della Société anonyme des artistes peintres, sculpteurs et graveurs tenutasi a Parigi dal 15 aprile al 15 maggio 1874. La mostra suscitò ilarità tra il pubblico, ancora impreparato, e recensioni negative da parte della stampa.
Il critico di “Le Chiarivari”, Louis Leroy, per disprezzo definì i protagonisti della mostra «impressionisti» (prendendo spunto dalla tela Impression, soleil levant di Monet) ma ottenne l’effetto opposto e la sua definizione divenne il loro (in seguito fortunatissimo) marchio. Leroy ebbe parole al vetriolo per molte delle opere esposte ma non scrisse nulla su quella di Cézanne. Realizzata durante un soggiorno dell’artista ad Auvers-Sur-Oise, la tela ebbe grande fortuna collezionistica. Fu acquistata dal conte Armando Doria, al prezzo di 300 franchi e in seguito esposta all’Esposizione mondiale di Parigi nel 1889.
Anche con l’amico Pierre-Auguste Renoir il noto critico fu abbastanza magnanimo: «Renoir è sulla buona strada: non c’è niente di troppo nei suoi Mietitori. Oserei dire persino che le sue figure... “Sono ancora troppo studiate”», scrisse. Proprio nelle sale dello studio di Nadar si consolida l’amicizia (iniziata una quindicina d’anni prima) tra Renoir e Cézanne. Diversi per carattere, indole, stile e orizzonti esistenziali, Cézanne e Renoir si trovano tuttavia ripetutamente vicini, tra il 1883 e il 1889, con soggiorni condivisi e periodi di permanenza tra Provenza e Costa Azzura.
Figlio di un sarto e di una operaia, Renoir dipinge per mestiere e per necessità, ma la sua pittura ne rispecchia il carattere sereno e amabile, ed è un grande canto d’amore per la vita, la bellezza, la gioia, tanto da essere chiamato “pittore della gioia di vivere”. Borghese, figlio di un banchiere, senza problemi economici, Cézanne sceglie la pittura contro il parere della famiglia. Non ama Parigi e preferisce la solitudine rocciosa della Provenza. Qui, dopo avere aderito alla parabola dell’Impressionismo, elabora una strada propria, gettando le fondamenta per l’arte del XX secolo.
Proprio all’amicizia tra i due e alla personale parabola di ciascuno è dedicata la mostra di Palazzo Reale a Milano, che riunisce cinquantadue capolavori, dalle prime tele degli anni settanta dell’Ottocento alle prove più mature dei primi del Novecento, riuniti dal mercante d’arte Paul Guillaume, che considerava Cézanne e Renoir capiscuola di una pittura a un tempo classica e moderna. Dopo la sua morte le tele sono poi confluite nelle prestigiose collezioni del Musée de l’Orangerie e del Musée d’Orsay di Parigi da cui sono arrivate a Milano. L’esposizione, curata da Cécile Girardeau, conservatrice al Musée de l’Orangerie di Parigi, e dallo storico dell’arte Stefano Zuffi, è anche un omaggio ai 150 anni della nascita del movimento Impressionista.
Attraverso il confronto di soggetti simili esposti a pendant (natura morta, paesaggio, ritratto e nudo), si capisce il diverso percorso sviluppato nel tempo dai due artisti: la pittura di Renoir è sensuale, basata sulla ricerca di atmosfere delicate e sulla restituzione delle forme attraverso il colore; Cézanne mostra particolare attenzione alla struttura compositiva più rigorosa e geometrica e alla forza della pennellata. Come scrisse il critico Gustave Geffroy «la natura, gioiosa e tranquilla nell’opera di Renoir, diventa solenne ed eterna in Cézanne».
Nonostante poetica e tecnica differenti, entrambi gli artisti ancora in vita si sono trasformati in figure di riferimento per gli artisti delle nuove generazioni che nel corso del Novecento hanno continuato a sviluppare e rielaborare il frutto della loro sperimentazione, in particolare lo speciale legame di Pablo Picasso, come dimostra il confronto tra nature morte e nudi femminili di Cézanne e Renoir e due opere del maestro spagnolo, Grande nature morte del 1917 e Grand nu à la draperie del 1921-1923.
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