TROPICALIZZAZIONE
Dieci gradi per me, posson bastare
Il riscaldamento del pianeta: per le temperature medie giornaliere si devono considerare la massima di giorno e la minima di notte
ll titolo parafrasa quello di una nota canzone del grande Lucio Battisti scritta in coppia con Mogol, che dice anche “vorrei sapere chi ha detto che non vivo più senza te”.
Ma perché può venire in mente questa canzone, parlando di piante agli inizi di un nuovo inverno che dovrebbe essere proibitivo per la continuazione della loro attività?
Innanzitutto, perché dieci gradi centigradi di temperatura media rappresentano una soglia empirica che è stata ed è tuttora molto usata in geografia delle piante per tracciare il limite di distribuzione di specie e vegetazioni, in particolare di quelle arboree, cioè di alberi e foreste.
Bisogna però subito precisare che il riferimento è alle temperature medie - giornaliere, mensili o annue che siano - che non sono di diretta percezione, dato che sono il frutto di un calcolo statistico seppur il più semplice, la media appunto. Noi, magari con l’aiuto di termometri, possiamo valutare se in un dato istante fa caldo o freddo, ma per arrivare alla temperatura media dobbiamo considerare più istanti, se non tutti, che compongono quel dato periodo di tempo.
Per le temperature medie giornaliere dobbiamo considerare perlomeno la temperatura massima, di giorno, e quella minima, di notte. Questo prima dell’avvento di strumenti elettronici in grado di darci l’intero tracciato dell’andamento della temperatura e quindi una misura più realistica. Procedimenti analoghi vengono adottati per ricavare le temperature mensili e annue, e infine, per arrivare ad aggiungere l’aggettivo “media” si devono considerare misurazioni effettuate per più anni.
Ma torniamo al limite dei dieci gradi. Secondo una nota classificazione dei climi, quella di Köppen, messa a punto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, ma considerata ancora molto attuale, i climi che presentano almeno un mese con temperatura media superiore a dieci gradi possono mantenere una vegetazione forestale di conifere (la taiga), mentre se anche il mese più caldo - si fa per dire - è al di sotto dei dieci gradi si ha solo una vegetazione bassa arbustiva (la tundra).
In effetti anche in Europa, questa linea non tracciata in terra, isoterma dieci gradi di luglio - convenzionalmente il mese più caldo nell’emisfero boreale - spiega piuttosto bene il limite settentrionale dell’abete rosso che, a torto o a ragione, è considerato il tipico albero di Natale.
Ma ancora, se i climi presentano quattro o più mesi che superano i dieci gradi di media, si può avere l’esistenza della farnia, la quercia che dominava i boschi della Pianura Padana. Infine, limitando gli esempi, in Islanda, la cui natura è stata “vituperata” da Giacomo Leopardi nelle sue Operette Morali, i luoghi che presentano temperature medie annue, questa volta, superiori ai dieci gradi, sono quelli dove è possibile avere forme di agricoltura, e non semplice pastorizia come nel resto dell’isola, colate laviche, detriti vulcanici e ghiacciai, permettendo.
Una cosa importante da ricordare è che la soglia delle temperature medie superiore ai dieci gradi è comunque empirica, ovvero basata sull’esperienza di numerose osservazioni ripetute; non è causale, cioè non entra nel merito dei complessi meccanismi fisiologici del metabolismo delle piante e del loro bilancio energetico che si basa sulla fotosintesi. Però noi potremmo utilizzare la soglia dei dieci gradi per osservazioni ancor più empiriche, cioè fatte “a spanne”, con metodi di tipo “occhio e croce”.
In molte giornate dei nostri periodi invernali, sotto l’influenza del riscaldamento del Pianeta, ormai da anni si superano i dieci gradi di temperatura, a volte abbondantemente ed anche per più ore al giorno. Questo può farci ipotizzare che le piante ne possano approfittare attivandosi, soprattutto portando avanti la fotosintesi. In effetti alberi e arbusti sembrano essere sempre più restii a perdere le foglie che restano verdi, almeno parzialmente, per periodi sempre più lunghi, mentre le piante erbacee dei prati e degli incolti addirittura azzardano sempre più frequentemente fioriture, che in ultima analisi rappresentano un bel dispendio energetico.
È anche vero che la brina mattutina non è completamente scomparsa, segno che le temperature notturne continuano a scendere sotto lo zero, ma questa dura poco dopo che il sole si è levato. La brina può essere determinata anche da un breve periodo di congelamento, che non comporta il fatto che il suolo ghiacci arrestando così l’attività delle radici.
D’altra parte, le piante hanno più meccanismi per difendersi da brevi periodi di congelamento, soprattutto dovuti al fatto che il citoplasma contenuto nelle cellule non è acqua pura che giaccia a zero gradi, ma una soluzione che giaccia a temperature inferiori allo zero in funzione della sua concentrazione: una sorta di liquido antigelo più o meno efficiente a seconda della sua densità.
Non è un caso che le specie aliene che sempre più stanno diffondendosi nei nostri territori in gran parte siano sempreverdi e che spesso provengano da climi un po’ più caldi dei nostri. Aiuto, ci stiamo “sub-tropicalizzando”!
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