DA CONOSCERE
Doodle art, quando lo scarabocchio è creativo

Solo alla fine della chiacchierata telefonica ha svelato di stare scarabocchiando. Non avrebbe dovuto stupire chi scrive, un pò per aver percepito qualche attimo di silenzio tra una domanda e la risposta corrispondente un pò perché Chiara Croce è una fuoriclasse dello scarabocchio, anzi della doodle art. Ma sapere che la giovane milanese, vincitrice della finale di “Red Bull Doodle Art” tenutasi ad Amsterdam alla fine di maggio che l’ha fatta diventare la campionessa mondiale di questa arte, ha disegnato apposta per “Oltre” e per “La Prealpina” un “doodle” dedicato ha sorpreso eccome perché non è cosa da tutti i giorni.
COSA SONO I DOODLE
Ma di cosa si tratta? Anche se i risultati che escono dalle penne degli artisti, come Chiara, sono ben diversi da quelli di chi artista non è, tutti noi abbiamo sperimentato l’arte dello scarabocchio: è, infatti, quell’impulsivo zampillo creativo che ci fa tratteggiare ogni genere di disegnino mentre siamo, per esempio, al telefono con qualcuno, guardando la tv o stiamo ascoltando una lezione a scuola. Quadratini e cerchi, greche di tutte le fogge, cuori e frecce, ma anche casette, omini stilizzati, alberi, occhi, fiorellini. Insomma, figure e ghirigori che escono dalla penna e si imprimono su foglietti vaganti, taccuini o sui margini delle pagine di un libro.
«UN MODO PER RILASSARMI»
«Per me è un modo per rilassarmi a margine di quello che faccio quotidianamente, cioè fumetti e illustrazioni. Ma mai avrei pensato che si trasformasse in un’opportunità. Però spinta da due artisti che conosco e apprezzo, e con il desiderio di uscire dalla mia comfort zone ho deciso di partecipare alla selezione. Ancora adesso stento a credere di aver vinto», racconta la ragazza che prima si è aggiudicata il concorso nazionale con un disegno fatto mentre chiacchierava con un’amica al cellulare e che poi ha sbaragliato i 62 finalisti arrivati da paesi di tutto il mondo in Olanda con un nuovo “doodle” eseguito per l’occasione. «Un’emozione incredibile che ancora devo metabolizzare. Non immaginavo nemmeno che sarei andata ad Amsterdam: sono stati giorni incredibili e pieni di stimoli, e non solo per la vittoria, durante i quali ho imparato e conosciuto persone stupende con le quali crescere artisticamente e condividere».
IMMERSA FIN DA BAMBINA
Per lei fare “doodle” è una pausa dal lavoro di cui si occupa solitamente: un mestiere in cui è immersa da quando è bambina perché figlia di un grafico e nipote di un pittore, ma che ha maturato con lo studio al liceo artistico, affinato con due master di computer grafica e di concept art a Big Rock School, in Veneto, e sviluppato in Germania in uno studio d’animazione 3d per un lungometraggio destinato alla piattaforma. «Fare doodle è un flusso di immaginazione, di creatività ma ci vuole tecnica se si vuole trasformarlo in una forma d’arte a tutti gli effetti», aggiunge la disegnatrice nata a Rho nel 1998 che è conosciuta su Instagram con il nome di FumettiniTristini, un progetto nato in pandemia per raccontare i dolori e le ansie dei giovani.
«UN’INIEZIONE DI AUTOSTIMA»
«Dopo questa esperienza continuerò a fare scarabocchi e vorrei inserirli nelle mie illustrazioni. Perché mi ha fatto capire che bisogna osare, prendere anche nuove strade senza aver paura di fare scelte magari difficili. Per me è stata un’iniezione di autostima, una spinta a credere ancora di più nelle mie capacità. Una vittoria anche emotiva che mi sta cambiando la vita». E vedere il “doodle” che Chiara ha scarabocchiato per queste pagine dove si ritrae sorridente, circondata da farfalle, gatti e piccole nuvole rosa fa capire quanto questa arte possa far bene.
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