LA PALA
Dopo 555 anni riunito il Polittico agostiniano
Ricostruito al Poldi Pezzoli di Milano il capolavoro di Piero della Francesca

Per la prima volta dopo oltre 500 anni il Museo Poldi Pezzoli di Milano riunisce le tavole del Polittico agostiniano di Piero della Francesca, smembrate e disperse 500 anni fa. E riesce in un’impresa straordinaria, là dove avevano fallito la Frick Collection di New York e l’Ermitage di San Pietroburgo che, nel 2013 e nel 2018, si dovettero accontentare di una ricostruzione virtuale.
La prestigiosa casa museo di via Manzoni, fondata nel 1881 dall’illuminato Gian Giacomo Poldi Pezzoli, da oggi ospita “la riunione del secolo”: 8 tavole degli oltre venti scomparti di cui era composta la complessa pala d’altare che il maestro del Rinascimento realizzò fra il 1454 e il 1469 per la chiesa degli agostiniani di Borgo San Sepolcro. Si tratta di «un’operazione culturale di livello internazionale», dichiara Alessandra Quarto, direttrice della casa museo. «Nel polittico agostiniano Piero della Francesca “ha fatto scendere il cielo in terra”, il Poldi Pezzoli di Milano ripete, per una sola imperdibile volta, questo miracolo».
Oggi ciò che resta del polittico agostiniano, fra le opere più straordinarie del pittore toscano, purtroppo smembrato un secolo dopo, sono 8 pannelli (la tavola centrale e gran parte della predella non sono state finora rintracciate), divisi in diversi musei in Europa (Lisbona e Londra) e negli Stati Uniti (New York e Washington). La collezione milanese possiede invece il panello raffigurante San Nicola da Tolentino, uno dei quattro santi che appartenevano alla parte centrale del polittico.
«Grazie al sostegno di Fondazione Bracco, main sponsor della mostra e da sempre impegnata nella valorizzazione del rapporto tra scienza e arte, un’articolata campagna di analisi diagnostiche non invasive effettuate sul San Nicola da Tolentino ha fornito ai curatori e ai colleghi dei musei di Londra, New York e Washington - spiega la curatrice Machtelt Brüggen Israëls - lo stimolo per realizzare ulteriori indagini tecniche, che ci hanno consentito di capire il mistero del soggetto del pannello mancante, nonché il modo rivoluzionario con cui Piero ha riutilizzato la struttura lignea preesistente su cui era costretto a dipingere».
Oltre a ricostruire coerentemente la complessa “macchina” della pala d’altare, ipotizzando il soggetto dello scomparto centrale (L’incoronazione della Vergine e non la Madonna con il Bambino) le indagini diagnostiche hanno rivelato la tecnica usata da Piero, con l’uso quasi esclusivo di olio come legante, le velature semitrasparenti applicate in modo sottilissimo e ricercatissimo, che gli consentì di creare la prospettiva atmosferica del cielo e gli effetti di trasparenza delle pietre preziose e del cristallo di rocca e la limpidezza della luce, diurna, notturna, divina o naturale, ma sempre credibile, unificante, significativa di un pensiero dell’arte come mezzo di conoscenza, comprensione e scoperta del mondo inteso come un tutto.
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