DOPO IL ROGO
“Ero arrabbiato”: la folle giustificazione del piromane di Malpensa
Custodia cautelare in carcere per il 28enne maliano. Il giudice: “Gesto ben ideato e programmato”

Si chiama Aboubacar Traoré, ha ventotto anni, è maliano. E’ l’uomo che mercoledì mattina 20 agosto ha appiccato un incendio al Terminal 1 di Malpensa. Ieri mattina gli agenti della Polaria lo hanno portato in tribunale a Busto Arsizio per il processo direttissimo disposto dal pubblico ministero Susanna Molteni. Il giudice Cristina Ceffa, nell’ordinanza letta in aula, ha parlato di un gesto «ben ideato e programmato» e di un contegno «di allarmante pericolosità» per cui la custodia cautelare è l’unica misura che possa scongiurare il pericolo di fuga e quello di reiterazione.
SOGNO ARABO
Traoré - assistito dall’avvocato Mariangela Fulginiti - ha preferito non rispondere alle domande del pm d’udienza Patrizia Carniglia ma ha voluto rilasciare spontanee dichiarazioni che forse avrebbe fatto meglio a non esporre. «Qualche giorno prima volevo partire per l’Arabia Saudita ma la polizia mi ha ritirato il passaporto». Ma un motivo c’era: era falso. «Se non fosse successa quella cosa non avrei fatto nulla a Malpensa». Il giudice Ceffa non ha apprezzato la sua spiegazione, anzi, queste affermazioni «dimostrano un atteggiamento vendicativo e violento e la mancanza di consapevolezza della gravità e della pericolosità del suo comportamento», tenuto conto che dopo aver innescato il rogo ha preso a martellate il banco e i monitor del check in 13.
TREDICI PERSONE SOCCORSE
l bilancio è stato di tredici persone soccorse per intossicazione da fumo e attacchi di ansia. Aboubacar Traoré era in Italia con un permesso umanitario che ieri è stato subito revocato.
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