GALLARATE
Gli imprenditori, i figli, i manager: viaggio nel futuro delle aziende
Salvemini e Sciascia indicano la strada. L’importanza delle regole chiare in famiglia
L’ingresso delle nuove generazioni in azienda, oggi, a differenza di trent’anni orsono, non è più un tabù. Al contrario, viene preso in seria considerazione dagli imprenditori. Lo ha evidenziato ieri Severino Salvemini, professore emerito di Organizzazione aziendale all’Università Bocconi, durante il suo intervento a EconomixLab, l’evento promosso da Prealpina, proprio sul delicato tema del passaggio di testimone in azienda.
LA PROSPETTIVA CAMBIATA
Quando è cambiata la prospettiva? Con il Covid. La spinta è venuta proprio con la pandemia. Eppure, se è vero che la corsa è iniziata, che i fondatori di impresa si rendono conto che è necessario dare fiducia ai figli, bisogna anche guardare in faccia i numeri. Li ha messi sul piatto Salvatore Sciascia, professore di economia aziendale all’Università Liuc: in Italia una azienda su quattro ha un leader over 70. «Quindi siamo ancora di fronte a una emergenza» ha sintetizzato il docente. «Il periodo del Covid - ha spiegato Salvemini - ci ha consentito di riflettere e alcune idee su cui ci si batteva tanto negli anni Ottanta e Novanta oggi vengono riviste. Penso alle piccole imprese che hanno dimostrato di essere più resilienti, più flessibili, più aperte al cambiamento. E sono tali perché sono imprese di famiglia. La famiglia è cruciale perché si sacrifica e mette i soldi anche se i venti sono di tempesta. Lo fa per responsabilità verso i dipendenti e anche nei confronti del territorio. La famiglia inoltre è orientata al lungo termine: qui entra in gioco il passaggio generazionale. È un momento delicato che va ripensato. Trent’anni fa si diceva che le aziende non lo sanno gestire e la maggioranza delle imprese restava bloccata. Oggi invece gli imprenditori si muovono anche su questo binario. Si preparano e a poco più di 60 anni decidono di fermare la propria vita imprenditoriale e lasciare spazio ai figli . E i figli oggi sono più preparati degli anni Novanta». C’è un elemento però da non sottovalutare: il passaggio generazionale non si improvvisa.
IL MODELLO PEACE
È vero che occorre aprire le porte delle aziende ai figli, ma la consegna delle chiavi deve essere fatta nel momento giusto, in seguito ad una adeguata preparazione. I due docenti universitari, Salvemini e Sciascia, ieri lo hanno sottolineato più volte. «Bisogna far emergere i talenti - hanno detto - ma può anche accadere che i figli non abbiano le stesse capacità operative dei genitori. Possono dunque ritagliarsi un ruolo differente». Ecco perché, per centrare l’obiettivo, può essere utile il modello “Peace”. «Si compone di cinque pilasti . Il primo è la pianificazione: la famiglia - ha spiegato Sciascia - deve mettersi intorno a un tavolo e definire delle regole in base alle quali si entra in azienda e si fa carriera. Sono accordi di famiglia che preparano il terreno». Poi c’è l’equità. «Nella corsa alla nuova leadership - ha continuato Sciascia - è fondamentale applicare il metodo del merito: devono entrare quelli che hanno studiato e va promosso solo chi dimostra di raggiungere risultati concreti». Il terzo pilastro è l’apertura a persone esterne che consentono un confronto e aiutano anche a mantenere armonia in famiglia. Fondamentale anche la compresenza: «Il fondatore - spiega Sciascia - non deve fare un passo indietro ma un passo di lato. Ci vuole tempo per trasferire conoscenza e valori ». Il passaggio generazionale non può essere istantaneo. Infine ci sono le emozioni. «Non si entra in azienda per obbligo, bisogna entrare con il cuore».
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