RICHIAMI ACQUATICI
Frammenti da un altro mondo con Michele Ciacciofera
In mostra a Milano le sculture in vetro soffiato di Murano e un grande dipinto

Michele Ciacciofera (Nuoro, 1969) espone a Milano (Building, fino al 17 febbraio) nella mostra Condensare l’infinito, a cura di Angelo Crespi. Un allestimento minimale per poche opere: nove sculture in colorato vetro soffiato di Murano (realizzate con la storica vetreria Seguso) la serie Tales of the floating world, 2019; un dipinto di ragguardevoli dimensioni, The translucent skin of the present, 2015-2016 cui si aggiungono due piccoli quadri (matita e gouache) raffiguranti fluttuanti meduse che si direbbe abbiano lo scopo di sottolineare agli spettatori l’ambientazione marina in cui la storia si svolge.
Il testo sotteso è, infatti, quello dell’origine della vita dall’acqua. Il punto di partenza del percorso espositivo è invece situata nel grande dipinto posto in posizione dominante: al centro di un fondale sabbioso stanno, a formare un triangolo, tre sassi e una conchiglia di San Giacomo che, poggiata ad una delle pietre, segna il vertice del triangolo rivolto verso lo spettatore; la semplicità ed elementarità di un dipinto attestato su tonalità pallide sono riscattate dalla particolarità della tecnica esecutiva che prevede una serie di passaggi di pittura ad acqua che, lasciata asciugare, deposita un sottile strato di calcare sulla tela. Questo processo di stratificazione riesce a donare al dipinto il leggero effetto distorsivo che la vista subisce traguardando un’acqua diafana. Una sottile piacevolezza per l’occhio.
Da illusione pittorica questo sguardo “(at)traverso” si fa esperienza effettiva quando ci si rivolge alle ornamentali sculture e si scopre che il fondo del mare è popolato anche da animali e altre rocce traslucenti e tenuamente sfumate. Proprio questo effetto acquoreo e opalescente assicura alla mostra una speciale omogeneità percettiva che allaccia dipinto e sculture.
Concettualmente il fil rouge della mostra è l’idea di origine, che si concretizza nei richiami acquatici; e particolarmente nelle sculture dalle forme organiche elementari come molluschi o minerali: falliche stalagmiti e uterine fogge ovoidali.
Strettissimo e suggestivo risulta, dunque, il rapporto tra i due linguaggi: non solo l’una richiama l’altra concettualmente nel porsi come esemplificazione dell’origine; ma ancora più significativamente l’una è il corrispettivo plastico dell’altra: giocati entrambi sull’effetto di trasparenza i due linguaggi espressivi si potenziano vicendevolmente, rendendo la mostra un atto comunicativo coerente, capace di condensare, se non l’infinito, parte della ricerca artistica di Ciacciofera.
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