VILLA CAGNOLA
Una collezione d’arte unica

Affacciata sul lago e arroccata sulla collina che domina Gazzada Schianno, c’è una villa in cui antico e moderno convivono.
Accanto all’edificio storico, modificato nei secoli, il complesso costruito nel dopoguerra e recentemente ristrutturato offre ospitalità per congressi, ritiri spirituali ed eventi, per studiosi o amanti della natura.
Dal parco si domina con lo sguardo il massiccio del Rosa da un lato e il lago di Varese dall’altro.
Proprio il panorama dovette colpire Giuseppe Perabò, proprietario della villa nei primi anni del Seicento. Per due secoli villa Perabò rappresentò un luogo di delizie, dove sfuggire all’oppressione della vita cittadina per trascorrere del tempo dedicato allo studio e alla meditazione.
Questa dimensione di godimento della natura emerge dalla veduta, oggi a Brera, realizzata nel 1744 da Bernardo Bellotto, nipote di Canaletto.
Acquistata nell’Ottocento dai Melzi D’Eril, la villa passò dopo una manciata di anni nelle mani di Giuseppe Cagnola, che la trovò in uno stato di incuria e abbandono. Il figlio Carlo diede al complesso l’aspetto di una villa romantica, luogo di isolamento e riposo, un microcosmo aperto solo alla natura, lussureggiante nel grande parco all’inglese, controllata nel giardino all’italiana terrazzato e suddiviso da siepi.
Entrambi aperti al pubblico, sono oggi molto frequentati per chi ama fare jogging in mezzo al verde o semplicemente passeggiare tra le fronde del bicentenario cedro del Libano, della Sofora del Giappone o del maestoso albero dei tulipani.
Senatore del Regno e deputato al parlamento nazionale, accorto ed esperto negli affari, Carlo fu grande viaggiatore. In Inghilterra cominciò ad acquistare ceramiche, esemplari del Rinascimento italiano e finissimi pezzi orientali, diventando appassionato ed esperto intenditore: la sua collezione, esposta a Gazzada, è la terza in Italia, dopo Torino e Napoli.
Carlo amava il rapporto diretto con questi oggetti, tanto da destinarli – soprattutto i Meissen tardo settecenteschi – all’uso quotidiano sulla tavola. Consuetudine che mantenne anche il figlio Guido, che insieme alla casa ereditò anche la collezione d’arte, ancora oggi conservata ed esposta nel rispetto del gusto e delle intenzioni dei proprietari.
Passeggiando tra le sale, sotto i soffitti lignei a cassettoni ripristinati da Guido, le raffinate decorazioni in stucco di gusto rococò, mobili intarsiati e sculture, arazzi fiamminghi appesi alle pareti, si è immersi nel fascino di una collezione antiquaria personale in cui si mescolano, secondo il gusto e l’uso quotidiano, fondi oro e dipinti rinascimentali, da Bellini e Vivarini a Bergognone ed Ercole de’ Roberti, dalla celebre «Madonna Cagnola» attribuita al pittore della corte sforzesca Zanetto Bugatto e icona della collezione, fino ai vedutisti veneziani, particolarmente amati dai Cagnola.
Appassionato di letteratura e di religioni, tanto da praticare a lungo il buddismo, Guido ha lasciato anche una meravigliosa biblioteca (dove vengono organizzate lezioni e reading d’arte), a suo tempo luogo di incontro di intellettuali e poeti.
L’ultimo dei Cagnola fu amico del conoscitore americano Bernard Berenson (cui si affidava per gli acquisti d’arte), di Luca Beltrami e Corrado Ricci, di Arrigo Boito e Ludovico Pogliaghi, conobbe Gandhi e il poeta indiano Tagore.
All’età di ottantacinque anni, riconvertito al cattolicesimo, «desideroso di assicurare in perpetuo la conservazione della monumentale Villa Cagnola di Gazzada e del patrimonio artistico, storico e letterario in essa contenuto» - si legge nel testamento - donò ufficialmente la villa e la collezione alla Santa Sede, con la richiesta che in questo luogo si perpetrasse il dialogo tra il pensiero laico e quello religioso.
Consegna cui l’Istituto Superiore di Studi Religiosi, fondato in occasione della donazione, tiene da allora fede.
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