SALUTE
Colesterolo: un problema spesso sottovalutato
In occasione dell'ultima Giornata mondiale del cuore si è ribadita l’importanza della prevenzione primaria, cruciale nei pazienti ad alto rischio

In occasione dell'ultima Giornata mondiale del cuore è risultato in modo allarmante qual è l’impatto delle malattie cardiovascolari in termini di mortalità.
Uno dei fattori responsabili, il più silenzioso e sottovalutato, è senz'altro il colesterolo LDL (quello cattivo, per intenderci). Ogni anno le vittime per malattie di cuore sono 18,6 milioni nel mondo, il 34,8% dei decessi in Italia.
A ricordare un quadro così allarmante è stata l’indagine SWG per conto di Sanofi, presentata all’incontro “La prevenzione che sta a cuore. Malattie cardiovascolari e colesterolo nei pazienti ad alto rischio”.
Oltre il 40% degli intervistati sottovaluta i rischi legati ad alti livelli di colesterolo LDL, mentre 1 su 3 ritiene che il rischio di mortalità legato all’ipercolesterolemia debba preoccupare solo chi ha problemi cardiaci pregressi. E ancora, 1 su 2 (il 43% del campione) sa che è il colesterolo LDL ad essere dannoso per la salute.
Obiettivo della ricerca, condotta su un campione di oltre 1.200 soggetti di età compresa tra i 45 e i 74 anni, è stato quello di analizzare la conoscenza delle malattie cardiovascolari, la percezione delle conseguenze dell’ipercolesterolemia.
«Nel nostro Paese - ricorda Emanuela Folco della Fondazione italiana per il cuore - un decesso su tre è dovuto alle patologie cardiovascolari, prima causa di morte sia per gli uomini (31,7%) che per le donne (37,7%) e chi sopravvive a un attacco cardiaco diventa un malato cronico. Questa patologia, oltre a modificare la qualità della vita, comporta notevoli costi economici per la società. La prevalenza di cittadini che vivono con invalidità cardiovascolare è in Italia pari al 4,4 per mille.
Questa condizione è in parte attribuibile all’aumento dell’aspettativa di vita, con una popolazione sempre più anziana e quindi più fragile. Una valida occasione per ribadire ancora una volta l’importanza di sensibilizzare il paziente a prendere a cuore la propria condizione cardiovascolare, a partire dalla prevenzione primaria, adottando corretti stili di vita e una sana alimentazione, ma anche la prevenzione secondaria laddove sia presente una condizione patologica che necessita di una presa in carico da parte dello specialista».
Purtroppo, solo per il 17% del campione, intervistato esegue periodicamente visite di controllo, mentre il 31% non si è sottoposto ad una valutazione del rischio cardiovascolare negli ultimi 12 mesi.
Il tema della prevenzione è cruciale per un paziente ad alto rischio e magari già colpito da un evento e con il rischio elevato di andare incontro ad un nuovo infarto o ictus negli anni successivi. Eventi che possono essere sensibilmente ridotti quando vengono seguite strategie di prevenzione secondaria, con l’abbassamento delle soglie di colesterolo LDL.
«Le linee guida europee - avverte Ciro Indolfi della Società italiana di cardiologia - suggeriscono in prevenzione secondaria livelli di colesterolo LDL inferiori a 55 mg/dl e, in alcuni pazienti più a rischio livelli di LDL inferiori a 40 mg/dl. Questi obiettivi possono essere raggiunti grazie a farmaci di ultima generazione».
Occorre infine superare il preconcetto che il colesterolo si combatta solo con la dieta.
È chiaro che questa possa aiutare, ma l’ipercolesterolemia è una patologia vera e propria che si chiama aterosclerosi e che va trattata con l’aiuto di uno specialista.
© Riproduzione Riservata