DA CONOSCERE
Granchio blu, da predatore a preda
Ogni stagione regala almeno un nuovo vocabolo caratterizzante del periodo storico. Questa, ormai agli sgoccioli, ne ha servito in tavola uno non difficile ma curioso: invasivori. Saremmo noi, chiamati a combattere una specie animale “invasiva” con le armi gentili che più ci sono congeniali: forchetta e coltello (più pinze da crostacei). L’invasione del granchio blu, predatore dell’ecosistema marino, ha posto un grande problema nelle acque nostrane: gli allevatori di vongole, solo per fare un esempio, hanno gridato alla catastrofe.
LA SOLUZIONE
Come nella migliore tradizione per cui un problema cela un’opportunità, ecco che il Governo ha suggerito di mangiare a più non posso granchi blu in modo da contenerne la proliferazione. Rimedio più che commestibile dato che la polpa pare essere deliziosa. E fin qui è la cronaca che tutti conosciamo. Noi mangiatori del crostaceo killer diventiamo così invasori.
LE TRADIZIONI CULINARIE
Da più parti, comprese università di ricerca italiane, è stata posta l’attenzione su come i cambiamenti ambientali e faunistici influiscano sui ricettari della buona cucina. Le nostre tradizioni culinarie, già incalzate dalla concorrenza di stili esotici (vedi la diffusione dei pokè), potrebbero perdere sapore, finire tra gli avanzi. Pizza al granchio blu? Metà della categoria è insorta. La soluzione è nel compromesso. Curioso però che l’argomento sia entrato nelle materie di ricerca degli atenei. Mangia come parli, suggerisce uno dei detti più noti. Aggiungiamo: occhio a non prendere un granchio...
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