ARTE
I Magi del bustocco Bonsignori
Un’unica grande scena dedicata all’Epifania in una chiesa gotica: il ricco mercante lo acquistò o commissionò per la propria cappella

Una lampada per Santa Maria del Monte, a Varese, tagli di diaspro e cristallo (usati per realizzare corone del Rosario), scacchiere in vetro: sono solo alcune voci di una lista di oggetti acquistati a Francoforte nel 1507 da Protasio Bonsignori. Grazie allo studio dei documenti d’archivio, Carlo Cairati, docente all’Università Cattolica di Milano, ha ricostruito in parte la storia del ricco mercante originario di Busto Arsizio, che si snoda tra la città natale, Milano e il nord Europa. «Grazie al commercio di vetro e metalli - racconta Cairati -, Bonsignori aveva allacciato stretti rapporti con alcune importanti piazze tedesche, come Norimberga e Francoforte, dove fu spesso nel corso della sua carriera. Queste frequentazioni sono alle spalle di un significativo – e un po’ dimenticato – episodio di committenza artistica a Milano, che parla dei rapporti culturali del capoluogo lombardo con il mondo figurativo oltralpino. Prima di morire, Protasio decise di farsi seppellire in una cappella intitolata ai Magi da lui fatta erigere nell’oratorio di Santa Caterina, adiacente alla chiesa di San Nazaro in Brolo a Milano. Questo era luogo di particolare devozione dei facoltosi mercanti del quartiere, molti dei quali tedeschi e, in seno al luogo pio dedicato alla martire alessandrina, di cui il mercante era particolarmente devoto, all’inizio del Cinquecento Bonsignori rivestì le più alte cariche, come priore, vice priore e in seguito tesoriere». Del monumento sepolcrale non rimangono tracce, se non una lapide (quella attuale sembra un rifacimento dell’originale) che celebra Protasio e che, presumibilmente, proveniva dall’antica sepoltura. Secondo l’iscrizione la cappella era decorata da alcune pitture (oggi perdute) e da altri ornamenti, tra cui le vetrate con le Storie di Santa Caterina, opera di un artista originario di Norimberga. La pala d’altare della cappella era un’ancona dorata raffigurante l’Adorazione dei Magi, in seguito collocata nel transetto sinistro della basilica di San Nazaro. Questo straordinario retablo è esposto (in attesa della ricollocazione in San Nazaro) al Museo Diocesano di Milano (a cura di Alessia Devitini e Paola Strada), dopo un accurato restauro eseguito tra il 2022 e il 2023 dall’Institut Royal du Patrimoine Artistique (Irpa) di Bruxelles con il sostegno della Fondation Roi Baudouin, della Fondation Périer-d’Ieteren e di Intesa Sanpaolo, nell’ambito del progetto «Restituzioni». «Sono stati eliminati lo spesso strato di vernice bruna (olio di lino, resina di pino e pigmento) e sono state riportate alla luce le dorature originali tramite attenta rimozione al microscopio delle ridorature sovrammesse», precisa Paola Strada, funzionario della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano, che ha seguito le operazioni e ha fortemente voluto questa operazione, insieme all’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi. «Sono state ritrovate la raffinata policromia e la doratura a missione originali e in vari punti le sofisticate tecniche decorative impiegate: le punzonature, utilizzate anche per le iscrizioni sulle bordure delle vesti, i broccati applicati e i ricami a rilievo che fingono stoffe reali, le piccole applicazioni di elementi metallici dorati o delle rarissime perle in resina e cera, come sul bordo inferiore della veste di Melchiorre». Gli studi effettuati in occasione del restauro hanno permesso di attribuire l’opera allo scultore fiammingo Jan II Borman (1460 ca.-1520 ca.), di stanza a Bruxelles. Infatti, oltre a recare i marchi di garanzia del falegname che ha realizzato la cassa in legno di quercia (un compasso e una pialla), riporta anche quello dello scultore dei rilievi (il martello), che indica l’appartenenza all’atelier della celebre dinastia dei Borman di cui Jan II detto il Grande fu il più̀ famoso, attivo anche a Colonia, Bruges e ad Anversa. «Proprio in questa città, nel 1510, poco prima di morire è attestato Protasio Bonsignori. Occorre chiedersi se in questa occasione abbia acquistato il retablo», come suggerisce Cairati. L’eccezionalità̀ del Retablo di San Nazaro è dovuta al fatto che si tratta dell’unico esemplare noto di questa famosa bottega ad aver mantenuto la policromia e l’apparato decorativo originali e una delle pochissime ancone fiamminghe conservate in Italia, addirittura nella sua destinazione originaria. L’opera presenta un’unica grande scena dedicata all’Epifania, ambientata all’interno di una raffinata struttura che ricorda la navata di una chiesa gotica. I Magi in adorazione del Bambino occupano il primo piano ai lati della Sacra Famiglia. Insolitamente in numero di nove, distinti da pose, costumi e attributi differenti, rappresentano il corteo venuto dall’Oriente: sono scolpiti quasi a tutto tondo e di profilo, di tre quarti o di spalle, e spiccano per l’eleganza dei dettagli e il naturalismo delle fisionomie. In secondo piano, il corteo si snoda tra quinte rocciose con numerose scene brulicanti di figure di piccole dimensioni ma definite con cura. Tra queste si distinguono episodi secondari e personaggi aneddotici come, sulla sinistra, la levatrice Salome, sulla destra gli astronomi che scrutano il cielo e, al centro, un buffo personaggio raffigurato nell’atto di defecare, figurina di genere che si ritrova spesso in opere d’arte nordiche.
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