IL MITO
La “malattia” del vampirismo

Anno 1047: in uno scritto in russo antico appare, secondo quanto scrive il docente di lingue e letterature slave alla University of Viriginia Stanley Stepanic su “The Conversation”, una pubblicazione che vede la collaborazione tra giornalisti e accademici, il primo riferimento conosciuto ai vampiri: si parla di entità spiritiche chiamate “upir”, un termine incerto ma che potrebbe essere una sorta di “sigla” per evitare di nominare direttamente antichi spiriti che, secondo le credenze popolari, apparivano in occasione di rituali funebri ed erano portatori di sventure e malattie.
DAI VAMPIRI ALLE MALATTIE
In particolare, l’associazione dei vampiri, con le loro origini demoniache, ai malanni serviva a dare spiegazioni a determinate patologie in un momento in cui non c’erano concrete spiegazioni scientifiche. E proprio alle malattie si lega la storia dei vampiri, esseri diafani, che temono la luce del sole, con dita che tendono a curvarsi su se stesse fino quasi a deformarsi.
E così, dalla rabbia che si trasmette con il morso di animali e causa idrofobia, sensibilità, alterazione del sonno, proprio come accade ai vampiri, alla pellagra, dovuta alla mancanza di vitamina B e che porta a un colorito cadaverico, proprio le epidemie hanno un ruolo importante nella diffusione del mito vampiresco. Al punto che molte, in epoche almeno fino al XVIII secolo, sono state spiegate proprio con la presenza dei vampiri: chi era sospettato di esserlo, vedeva la tomba profanata, il cadavere disseppellito e trafitto con bastoni all’altezza del cuore o della pancia, perché uscisse l’anima, oppure bruciato e decapitato.
Dapprima entità malefiche, morti viventi di orribile aspetto che non solo bevevano il sangue dei vivi. Ma divoravano persone e animali, le leggende su di loro si legarono per moltissimo tempo, arrivando dai paesi dell’Europa orientale, anche a invasioni e guerre.
Il termine “vampiro” deriverebbe dal serbo e croato “vampir” e nel 1761 fu introdotto dal naturalista francese Buffon nel campo della zoologia, riferendosi alle abitudini di alcune specie di pipistrelli diffusi nell’America centromeridionale che si nutrono di sangue di mammiferi assalendoli durante il sonno: sangue che viene mantenuto fluido grazie a sostanze anticoagulanti contenuti nella saliva. La figura brutta fisicamente che era all’origine divenne di bell’aspetto e aristocratica con la letteratura di lingua inglese, culminando nel romanzo “Dracula” di Bram Stoker.
LA PRESENZA DI TESTIMONIANZE
Nonostante filosofi come Rousseau nel Settecento o scrittori come Nodier nell’Ottocento si siano sempre dichiarati scettici sulla presenza di vampiri, molte persone nei secoli ne erano convinte, portando in alcuni casi anche testimonianze visive. Un mito che era supportato da alcune credenze che oggi possono essere spiegate, ma che nel passato erano viste come manifestazioni sovrannaturali.
Per esempio la mancata decomposizione di un cadavere, oggi spiegabile con la mummificazione, che avviene in ambienti caldi e asciutti, o con la saponificazione, che si ha con l’esposizione del corpo a freddo e umidità, trasformando gli acidi grassi in un composto ceroso che lo ricopre evitandone la putrefazione, e che può essere considerato un caso abbastanza comune nell’Europa centrale e orientale.
A ciò si unirono credenze su come eliminare definitivamente o tenere lontano un vampiro: con un paletto affilato conficcato nel cuore, come si diceva, o attraverso l’aglio. Tra l’altro esistono leggende per cui, a riprova che si trattasse veramente di vampiri, ci sarebbe stata l’emissione di un grido quando il corpo veniva pugnalato, prova che in effetti fossero “non morti”.
Ma anche questo avrebbe una spiegazione: la fuoriuscita dell’aria presente nella cassa toracica del cadavere, alla violenza del colpo inferto, potrebbe produrre una specie di suono. In ogni caso, la figura del vampiro suscita da sempre grande suggestione e interesse. Demone di origine umana, essere “non morto”, o morto vivente, destinato a restare per l’eternità in questa situazione a metà strada tra vita e morte, dotato di grande forza, riesce anche ad assumere sembianze di animale, esce di notte e si ciba di sangue umano, segno di vita. Dunque, si ciba della vita degli altri.
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