DA CONOSCERE
Il lupo e il rapporto con l’uomo
Attualmente il 54% della popolazione mondiale vive in aree urbane e nel 2050, quando si stima che la popolazione mondiale raggiungerà i 9,7 miliardi di individui, questa percentuale potrà raggiungere il 70% circa. Una prevalente concentrazione della popolazione umana in ambiente urbano, a fronte di una concomitante riduzione negli ambienti rurali. Ossia quelle aree che normalmente rappresentano una “cerniera” tra gli habitat ad elevata naturalità e le città, interpretabili come una delle più ampie forme di modificazione ambientale di origine antropica. Dal punto di vista esperienziale non è da sottovalutare inoltre un evidente divario tra una più o meno consuetudinaria relazione tra uomo e natura tipicamente presente negli ambienti più rurali, a discapito di una cesura netta di questa relazione che si manifesta negli ambienti urbani. Una distanza ancor più netta se valutiamo che alcune specie sono scomparse dalla gran parte dei territori, che un tempo erano luoghi di normale frequentazione, ormai da secoli. E la mancanza di consuetudine spesso genera mostri...
LA POPOLAZIONE ITALIANA DI LUPO
Attualmente, la popolazione italiana di lupo è costituita da almeno 3300 animali, decisamente più ampia di quella popolazione residuale di lupo registrata all’inizio degli anni ‘70: un modesto centinaio di individui. E le segnalazioni sono ormai ampiamente spalmate in tutte le regioni italiane, spesso anche in prossimità delle città e delle aree urbane in genere. Sin qui nulla di strano quindi. Di fatto, la ripresa delle popolazioni di lupi in Italia indica un successo delle strategie di conservazione messe in atto sino dalla metà degli anni ‘70 (divieto di esche avvelenate, tutela della specie, ecc.). Un cambiamento repentino di approccio alla specie in quegli anni nel corso dei quali da specie considerata “nociva” divenne oggetto di una intensa campagna di tutela e sensibilizzazione. D’altro canto, però, i sopraggiunti recenti conflitti uomo-lupo sollevano la questione di quanto spazio una società sia disposta a lasciare non solo alla popolazione di lupi ma anche alla natura in generale.
LA RICOLONIZZAZIONE
Questo fenomeno di ricolonizzazione dei lupi, in particolare nelle aree rurali densamente popolate, provoca infatti gravi conflitti sociali, forse anche amplificati da una particolare attenzione al tema da parte dei media. Nelle narrazioni emerge anche una netta divisione nell’approccio al tema da parte degli “attori” urbani e rurali, che vede i cittadini prevalentemente “pro-lupo” e il mondo rurale “anti-lupo”. Certamente influisce in modo marcato la distribuzione ineguale dei costi e dei benefici immateriali della ricolonizzazione della popolazione di lupi, che si traduce di fatto in una “disuguaglianza di coesistenza”. Per sviluppare una convivenza ampiamente accettata e giusta tra umani e lupi, è necessaria una comprensione completa del conflitto e una analisi di dettaglio dei contrasti, sfrondando il tutto da approcci preconcetti o basati su credenze infondate. Il discorso indica che gli attori rurali, che sono maggiormente colpiti dalla vicinanza dei lupi (es. impatti sugli animali di allevamento), hanno atteggiamenti più negativi nei loro confronti. Allo stesso tempo, si sentono abbandonati e dominati dalle prospettive urbane, generatrici dei prevalenti orientamenti dell’opinione pubblica. Certamente il lupo è una specie che non lascia indifferenti.
LA PRIMA SPECIE ADDOMESTICATA
Non è un caso che risulti essere la prima specie selvatica addomesticata dall’uomo, probabilmente 24mila anni fa. Ben prima degli animali domestici cosiddetti da reddito (capre, pecore, ecc.). Un lungo perdurare del rapporto che, diversificato in una pluralità di rivoli, ha portato più recentemente alla nascita di una ampia gamma di razze canine che, per quanto così diverse tra loro, hanno la comune origine dal progenitore lupino, ammansito e modificato dalla lenta ma costante azione dell’uomo. Da competitore prima, a collaboratore, sino a divenire, a tutti gli effetti, membro di famiglia. Cosa ci impedisce ora, arricchiti di sapere, di tecnologie e di capacità, di instaurare una convivenza giusta e sostenibile tra uomo e lupo, se non la mancata volontà di affrontare con laicità il problema? Cosa ci impedisce di promuovere un modus vivendi sostenibile da un lato e senza creare divari e scontri sociali dall’altro? Per sviluppare soluzioni di conservazione di successo e promuovere atteggiamenti positivi nei confronti della fauna, è importante esplorare e aumentare la convivenza e la tolleranza piuttosto che concentrarsi sulle interazioni negative uomo-fauna e quindi sul conflitto. Ne saremo capaci?
© Riproduzione Riservata