FORMA D’ARTE
Illustrazioni: parlare con le immagini
Andrea Valente è uno dei più importanti disegnatori italiani. Ha creato il personaggio della Pecora Nera

Nata nel 1962 a Londra, proclamata dal Consiglio Internazionale dell’Associazione di disegno grafico, associazione mondiale di disegnatori professionisti, il 27 aprile è la Giornata Mondiale del Disegno e celebra questo mezzo di espressione come forma d’arte e prima forma di comunicazione degli esseri umani, nata ancor prima dell’utilizzo della parola. Il disegno è uno straordinario strumento di comunicazione non-verbale, e la giornata pone al centro proprio il disegnatore e la creatività.
«L’importanza del disegno nella comunicazione è la stessa, ieri come oggi. E questo vale per qualsiasi tipo di immagini, sia che uno le disegni sia che faccia foto o le crei con il computer: si sta sempre parlando con le immagini». Andrea Valente è uno dei più importanti disegnatori e illustratori italiani, nonché autore di libri soprattutto per bambini e ragazzi: un vero e proprio narratore, con le parole, ma prima ancora, nella sua carriera, con le immagini. Il suo primo lavoro è una vignetta sul New York Times nel 1990: insignito di numerosi e prestigiosi riconoscimenti, tra cui nel 2011 a Sestri Levante l’Andersen come miglior autore completo, nel 1995 ha creato il personaggio della Pecora Nera, che nel 2007 è diventato anche progetto educativo con i ragazzi all’interno del carcere minorile di Nisida.
«Non una pecora qualsiasi - sottolinea Valente -, ma una pecora nera. Ma non con un concetto negativo, bensì positivo. Dunque l’opposto dell’opposto». Splendido esempio di quante cose un disegno, un’illustrazione possano comunicare, con quante sfumature, e quanto possano raccontare. Tra illustrazione e disegno c’è una differenza: «La prima ha dati tecnici, mentre chi fa un disegno fa quello che vuole, è qualcosa di artistico - spiega Valente -. Un’illustrazione deve tenere conto di “limiti tecnici”. Che un illustratore sa, anche se all’esterno non si vedono. Un esempio: se faccio un’illustrazione per la fiancata di un’auto non posso farla verticale. Devo sapere dove un’illustrazione va a finire. Potremmo dire che il disegnatore è un artista, l’illustratore un artigiano». Anche se le due attività possono tranquillamente convivere nello stesso professionista. «Parlare con le immagini non è facile - conclude Valente -, per questo a me piace più parlare con le parole. E spesso le immagini possono togliere l’immaginazione, perché ti fanno vedere quello che altrimenti dovresti immaginare».
Pur con anche in questo caso sfumature e interpretazioni che possono comunque avere sempre uno spazio per la creatività immaginifica di chi guarda. Illustratore e animatore giovanissimo, con un percorso all’Accademia di Belle Arti di Bologna e all’Isia di Urbino, per Riccardo Ambrosi la forza della comunicazione del disegno è paragonabile per intensità a quella della scrittura, della musica e di ogni forma d’arte.
«Nel momento in cui illustro è vero che do una mia interpretazione personale - dice -, ma è anche vero che questo non vincola il lettore. Quelli di quelle illustrazioni sono i miei occhi, ma il lettore può comunque sempre averne altri. Fornisco una visione, trasfiguro visivamente quello che è nella mia mente: anche l’illustrazione è un modo per raccontare se stessi, le emozioni, i sentimenti, le paure». E il disegno offre anche un’altra possibilità: quello di guardare dentro se stessi per osservare il mondo. «Per me personalmente disegnare è catarsi, è una sorta di liberazione - conclude Ambrosi -, un modo che mi fa star bene in primis con me. È un mondo. Che mi fa esplorare me stesso e il mondo fuori. E me lo fa capire».
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