DA CONOSCERE
Intelligenza artificiale: questione di limiti

L’abilità di una macchina di mostrare capacità umane, come il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione, la creatività, permettendo a sistemi di capire il proprio ambiente, risolvere problemi, ricevendo dati, riprocessandoli e rispondendo.
UNA RISORSA IMPORTANTE
Negli ultimi mesi l’argomento legato all’intelligenza artificiale è assurto a interesse sempre più ampio, visto come risorsa importante, ma anche guardato con il timore che vada a entrare in concorrenza con professioni legate a chi deve assumere decisioni in tempi brevi basandosi su grandi quantità di dati e situazioni. Ma che cos’è «l’intelligenza artificiale», quali potenzialità offre, quali i rischi? «Ci sono tanti significati che si possono assegnare. E c’è molto spesso confusione tra sistemi automatici e intelligenza artificiale - spiega Giorgio Missaglia, esperto di cybersecurity e fondatore di Easynet, realtà che si occupa di sicurezza in internet -. Se io insegno a una macchina a ripetere un determinato movimento tramite sensori, non stiamo parlando di intelligenza artificiale ma di automatismi che possono essere implementati o sono stati implementati fin dall’antichità su macchine. Pensiamo per esempio ai telai Jacquard». Ritenuta una delle più importanti invenzioni per il settore dell’industria tessile, è un tipo di telaio che ha offerto la possibilità di eseguire disegni complessi. «Sono - prosegue Missaglia - sistemi che creavano orditi attraverso meccanismi complessi e significativi. Se parliamo di intelligenza artificiale, invece, alludiamo a sistemi intelligenti che non semplicemente fanno operazioni ripetitive utilizzando sensori ma che riescono a interagire come ci aspettiamo che una persona si comporti».
IN EVOLUZIONE DAGLI ANNI 50
Di sistemi di intelligenza artificiale si parla da decenni: «Le prime sperimentazioni sono nate e si sono evolute fin dagli anni Cinquanta negli Stati Uniti. E si sono sviluppate nel tempo su due modalità - spiega l’esperto di cybersecurity -. La prima è quella che oggi è detta “machine learning”, per cui la macchina viene istruita perché possa apprendere da una serie di fatti interni e attraverso questo apprendimento possa scegliere, per esempio, i migliori percorsi da utilizzare facendo una determinata serie di operazione, possa sostanzialmente apprendere un percorso base e da questo possa imparare a utilizzare quello che ha appreso anche per fare altri tipi di percorsi simili o leggermente differenti rispetto a quello base». Restando in tema di percorsi, per semplificare, quello che fa Google Maps. «La seconda modalità - prosegue Missaglia - è quella di sistemi di intelligenza artificiale evoluta basati su quello che oggi è il cosiddetto “deep learning”, che applicano sistemi esperti su modalità scritte da persone super esperte nel loro specifico settore, con un sistema di autoapprendimento che proviene dalla lettura di innumerevoli quantità di dati».
LA CHATGPT
Per semplificare, quella ChatGPT di cui oggi tanto si parla, chatbox che risponde alle domande che le pongono gli utenti, conversa con loro, genera immagini, crea testi, video e molto altro. E che, quando «fai una domanda, risponde, in funzione di questa, in considerazione di quanto ha capito dell’interrogativo formulato, facendo un match tra le informazioni raccolte in internet e quello che conosce specificatamente perché l’algoritmo di apprendimento è stato istruito per poter, appunto, apprendere su sistemi esperti specificatamente sull’argomento di cui si sta chiedendo. E l’interazione che avviene è estremamente interessante e costruttiva». L’intelligenza artificiale, insomma, potrebbe davvero venire incontro alla vita di tutti i giorni. L’importante è però, «produrre - è il parere di Missaglia - leggi e protocolli per cui non arrechi problemi all’uomo. Un pò come le tre leggi sulla robotica di Asimov per cui, se rispettate, i robot non avrebbero mai potuto nuocere all’umanità».
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